Il Cremlino che si dice soddisfatto dei rapporti “migliorati” con l’Ungheria dopo le recenti elezioni; Orban che frena sull’embargo del petrolio e dichiara che i suoi nemici sono Bruxelles e Zelensky: si fanno il filo da lontano e vanno d’amore e d’accordo Putin e il premier ungherese, non c’è dubbio. Ma c’è di più: “Putin è il finanziatore dei populisti d’Europa, dietro Orban c’è lui”.
A dichiararlo, in un’intervista a la Repubblica, George Papandreou, l’ex premier greco degli anni cruciali della crisi dei debiti e presidente dell’Internazionale socialista, che confessa come lui stesso all’epoca di recò da Putin per chiedergli se potesse comprare i bond greci. “Mi rispose: ‘E tu puoi comprare le nostre armi?’. Una provocazione”. Che Papandreaou non accettò, a differenza di altri, lacchè dello zar persino davanti ad una guerra sanguinosa come quella da lui provocata in Ucraina. Uno su tutti? Orban.
“Sembra avere informazioni privilegiate dalla Russia e, dopo la sua visita al Vaticano, il Papa ha rivelato che gli ha detto che Putin concluderà la guerra il 9 maggio”, ha detto Papandreou. “Il vero test sarà, dunque, se la guerra andrà avanti. E se l’Europa riuscirà a chiudere sull’embargo sul petrolio”.
Secondo Papandreou, in generale, “c’è un sentimento anti-sistema in molti Paesi che ha indotto i partiti populisti a spingere sul nazionalismo o l’isolazionismo e a spaccare le società. Dobbiamo impegnarci a ricostruirle. Non è facile: il tramonto dei partiti tradizionali e l’indebolimento dei sindacati e dei corpi intermedi ha ulteriormente disgregato le società. Molti sono attratti dai leader ‘forti’, che in realtà sono deboli e aggravano volutamente le incertezze. Noi progressisti dobbiamo essere gli agenti del cambiamento, dobbiamo trovare forme più partecipate di democrazia, ma soprattutto proporre un’Europa più sociale e più sicura, anche dal punto di vista militare”.
Quanto alla guerra in corso, Papandreou è convinto che non si tratti solo di un’invasione, ma di un “attacco ai nostri valori, alle nostre società aperte, alle nostre democrazie”.
“La verità è che Putin sfrutta le nostre società aperte per esacerbare le divisioni e diffondere disinformazione. È lui ad alimentare e a finanziare i populisti in Europa. E la risposta deve essere ispirata ad Aristotele: quando ci sono le diseguaglianze, la polarizzazione è inevitabile: il senso di ingiustizia è un terreno fertile per demagoghi e tiranni”.
La risposta ai populismi deve essere soprattutto quella di combattere le diseguaglianze, i paradisi fiscali e i cambiamenti climatici. “Io ho vissuto molto da vicino la crisi finanziaria”, dice in conclusione l’ex premier greco. “E la lezione è che i centri di potere non erano troppo grandi per fallire, ma troppo grandi per essere controllati. Non possiamo tollerare troppa concentrazione di ricchezze e di poteri in mano a pochi. E i tecnocrati degli ultimi decenni certo non hanno aiutato la politica: hanno aumentato la percezione di una distanza dai cittadini”.
La vera sfida è “umanizzare il capitalismo globale”.