Abbiamo avuto la pandemia, la guerra nel cuore dell’Europa, un’impennata dell’inflazione. Stiamo facendo i conti con una preoccupante crisi alimentare, un’emergenza energetica senza precedenti. E quel che ci aspetta sembra essere di gran lunga peggiore. Non si può non essere d’accordo con quanto scritto da Andrea Cangini oggi su «Il Giornale», quando ribadisce la necessità di leader autorevoli e di una coesione politica per fronteggiare problemi giganteschi. “Chi pensa che il peggio sia destinato progressivamente a passare si illude. La prossima legislatura non sarà più facile di quella attuale, anzi”, l’osservazione del senatore di Forza Italia.
È una situazione allarmante: “Durante la Prima Repubblica siamo stati sorretti e tenuti in forma dal contesto internazionale perché avevamo in casa il partito comunista più forte d’Occidente e confinavamo ad est col blocco sovietico. Il male comune della Guerra fredda si è rivelato un mezzo gaudio per la fragile e divisa Italia. Non è un caso che con il crollo dell’Unione sovietica sia crollata anche la Prima repubblica. Qualcosa di vagamente simile accade oggi. La pandemia ci ha posti sulla stessa barca dei partner europei, la guerra di Putin all’Occidente ha attenuato le differenze e allineato le priorità. Ma se le crisi globali con cui ci stiamo tutti assieme cimentando rientreranno, se nuove e inaspettate minacce comuni non insorgeranno e se non prenderà improvviso vigore la costruzione di un’Europa politica, beh, allora saremo soli. Soli con i nostri problemi. Problemi destinati a crescere”, scrive Andrea Cangini.
Si può prendere la questione del debito pubblico per esempio. “Dovremmo tendere al 60%, siamo oltre il 150% nel rapporto tra debito e Pil. Un debito “buono”, ha detto Mario Draghi. Un debito che tornerà ad essere giudicato “cattivo” dai mercati finanziari, dagli investitori internazionali e dalle istituzioni europee non appena Mario Draghi lascerà Palazzo Chigi”, ammonisce il giornalista. Sì certo, si può sperare nelle prime immediate conseguenze delle riforme del Pnrr, ma la verità è che il nostro futuro è segnato dall’ombra di nuove ondate migratorie e dolorose crisi sociali. Urgenze che la classe dirigente dovrà risolvere: “Mai come nella prossima legislatura l’Italia avrà bisogno di leadership autorevoli, di stabilità politica e di maggioranze parlamentari compattate da una comune, seria e approfondita visione di governo. Una visione, cioè, del futuro dell’Italia all’alba di un nuovo ciclo politico, in una fase di rapidissimi cambiamenti, in un mondo tutto da ripensare e in buona parte da ricostruire e riorganizzare”. Ne abbiamo di ragioni per non stare tranquilli.