Tra le conseguenze meno gravi della Guerra in Ucraina c’è il de profundis del centrodestra italiano. Questo schieramento politico, che ormai viveva già da tempo nell’iperuranio mentale delle sue classi dirigenti, sta saltando del tutto davanti alle contraddizioni aperte da questa guerra. Chi si era proposto a leader della nuova alleanza, quel Matteo Salvini che ora fa il pacifista correndo in Polonia per rimediare in cambio la sua vecchia maglietta col faccione di Putin e tanti saluti, appare ormai un modello di incoerenza. Cosa che come sappiamo a una parte del Paese è sempre piaciuta molta, l’incoerenza. Motivo per cui ci siamo ridotti in questo stato. Ma non divaghiamo.
Di Giorgia Meloni che esaltava la Russia a modello nei suoi libri c’è solo da sperare che la recente svolta atlantista rappresenti uno scarto netto con il passato e che soprattutto venga condivisa a tutti i livelli dal suo partito. Ma il vero convitato di pietra del centrodestra sulla agenda ucraina è Silvio Berlusconi. Come ha scritto Battista, “se fossi un militante di Forza Italia, o anche un suo elettore, sarei davvero sgomento perché Berlusconi, da quando è cominciata la guerra russa d’aggressione all’Ucraina, è riuscito a non pronunciare una, ma nemmeno una, parola sul suo amico Vladimir Putin”.
E già perché Berlusconi ha sempre sventolato la bandiera delle libertà, ha brindato con i presidenti Usa, si è presentato agli elettori per fare la rivoluzione liberale. Certo, il Cav. ha definito “inaccettabile l’attacco russo”, come ricorda Libero, chiedendo un “esercito europeo”. Ma proprio per le relazioni personali che lo hanno legato a Putin e per il tentativo di riavvicinamento del regime russo alle democrazie occidentali – l’imperituro “spirito di Pratica di Mare” – qualche parola in più l’elettore liberale se la sarebbe aspettata. Tanto più che da quando ‘l’amico Putin’ ha invaso la Ucraina ed è iniziato il massacro dei civili, Pratica di mare possiamo considerarla bella che archiviata. Così il silenzio del Cav. su Putin è diventato sempre più assordante.
L’impressione è che tutti i nodi irrisolti e le contraddizioni di uno schieramento senza più bussola politica soprattutto sul piano internazionale, profondamente diviso e quindi debole perché incapace di avere una idea di governo per il Paese e del nostro futuro europeo, siano venuti al pettine. Il risultato è la fine del centrodestra che conoscevamo. Eppure non sorprenderebbe se dopo qualche condanna di prammatica o coltivando il solito peloso terzismo, arrivi qualche colpo di coda. Armi alla Ucraina, no però pensiamoci un attimo; sanzioni sì, finché certi imprenditori del nord non ci tirano per la giacca e noi politici scattiamo sull’attenti; prima pensiamo a bloccare la riforma del catasto (sic) a casa nostra e poi occupiamoci degli stupri etnici altrove. Che magari con un programma siffatto qualche consenso ancora lo conquisterebbe nell’elettorato più livido e arrabbiato.
Ma perché non darci veramente un taglio e provare per una volta a sparigliare? Berlusconi si sarà reso conto di aver sbagliato su Putin. Oggi il regime russo è il peggior nemico della democrazia liberale. Presidente Berlusconi, dica qualcosa contro Putin. Non dichiarazioni generiche di condanna della guerra. Proprio contro Putin. Sarebbe una notizia. L’effetto su tutta una area politica, in parlamento e nel Paese, che sta a lì ad aspettare che accadrà alle prossime elezioni, potrebbe essere sorprendente.