Ora va bene che il giornalismo deve essere popolare. Che bisogna farsi capire dall’uomo della strada. E soprattutto dall’utente Facebook. Ma sentire Povia che a Non è l’Arena chiede a Zelensky di “abdicare”, come se il presidente fosse il re della Ucraina, è un passo oltre l’infotainment, è il regno del cazzeggio puro. Dove chiunque può dire qualsiasi cosa.
E così anche il povero Povia, che magari voleva andare in tv solo per intonare A ja ljublju SSSR, si trova investito del ruolo di opinionista, anzi di intellettuale di riferimento del Fronte Neutralista Italiano (i né-né). Come del resto a Povia era già capitato, cantando l’inno di novax e nopass proprio a Non è l’Arena qualche mese fa.
Dunque se dopo tre settimane di guerra, dopo aver visto il proprio paese invaso, bombardato e con una pulizia etnica in corso nelle zone occupate, gli ucraini in Italia debbano sorbirsi anche Povia che li invita alla resa, la responsabilità non è tanto e solo del cantante, ma di chi gli offre un microfono aperto.
Caro Giletti, con Povia che chiede a Zelensky di abdicare sarà un po’ difficile vincere il prossimo premio Pulitzer.