L’Afghanistan ce lo aveva già detto chiaro, ma la guerra in Ucraina lo ha ribadito: è arrivato il momento per l’Unione Europea di dotarsi di un esercito comunitario, che collabori con la Nato ma abbia la sua autonomia e parli per voce sola. Perché serve una difesa militare comune? Lo spiega oggi sulle pagine di Repubblica Josep Borrell, alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione europea.
“L’Europa deve sviluppare una politica di sicurezza e di difesa efficace, nonché dotarsi delle capacità necessarie per attuarla – scrive Borrell -. Sebbene questa ambizione non sia nuova di per sé, c’è un nuovo impulso. La guerra voluta dalla Russia ha mostrato che serve un cambio di passo verso una maggiore condivisione degli investimenti nella difesa. Ed è stata questa la conclusione più importante della discussione sulla difesa al Consiglio Europeo, questa settimana. Sappiamo da anni — addirittura da decenni — che i governi europei spendono troppo poco per la difesa e in modo troppo frammentato. Il risultato è che non abbiamo le capacità militari per garantire la nostra sicurezza o per essere un partner efficace della Nato”.
Borrell invita a maggior investimenti congiunti. “Nel corso degli anni, molti politici europei, istituzioni, ministeri della Difesa, think tank hanno pubblicato rapporti e proposte che chiedevano di aumentare e migliorare la spesa per la difesa – ricorda -. Queste sollecitazioni rispecchiavano una chiara e solida posizione condivisa tra gli esperti in materia. Nel 2004, poi, l’Ue ha creato l’Agenzia europea per la Difesa per sostenere gli Stati membri con progetti congiunti di ricerca, sviluppo e approvvigionamento. Ma in seguito alla crisi finanziaria del 2008, molti Paesi hanno tagliato le spese per la difesa e ridotto le quote di bilancio destinate alle collaborazioni sugli investimenti per la sicurezza. Da allora, troppo spesso i governi hanno preso impegni di facciata sulla spesa congiunta mentre continuavano a privilegiare gli appalti nazionali (spesso per ragioni politiche, come il sostegno alle industrie e all’occupazione nazionali). Il risultato finale è stato drammatico”. Secondo Borrell, tra il 2009 e il 2018, gli Stati membri hanno fatto tagli alla difesa per 160miliardi di euro, a fronte invece di un incremento della spesa militare di Usa, Russia e Cina. “Ancora più allarmante è il fatto che l’Europa abbia toccato un nuovo minimo nel 2021, quando solo l’8% della spesa per le dotazioni è andato a investimenti comuni, ben lontano dal 35% che gli stessi Stati membri dell’Ue si erano dati come obiettivo – svela l’Alto commissario -. Ma ora abbiamo il potere di cambiare rotta e conosciamo già la strada. Nella Bussola strategica, le istituzioni dell’Ue e tutti i 27 Stati membri hanno fissato una tabella di marcia con strumenti e quadri di riferimento per aiutarli a portare avanti ricerca, sviluppo e investimenti in modo più coordinato. Ma altri tasselli devono ancora andare al loro posto. Dobbiamo fornire incentivi finanziari per gli appalti congiunti e arrivare a una programmazione più strategica. Dobbiamo anche rafforzare la base industriale e tecnologica della difesa dell’Ue, sostenendo la ricerca e lo sviluppo e sfruttando il potenziale delle nuove tecnologie”.
“Stiamo assistendo a una brutale guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, che ha esposto le vulnerabilità dell’Europa stessa, fatto emergere debolezze di lunga data e nuove necessità – conclude – Borrell -. Questa crisi si aggiunge poi a molte altre minacce, nel nostro vicinato e oltre. È in atto una sfida agli interessi europei in tutti i settori strategici, compreso quello cibernetico, marittimo e spaziale. In un mondo pericoloso, dobbiamo dotarci di mezzi per proteggerci. Questo richiederà non soltanto una maggiore, ma anche una migliore spesa per la difesa. Per garantire la nostra sicurezza collettiva, dobbiamo investire di più insieme”.