Sono nate in un bunker sotterraneo di Leopoli due gemelline, scampate alla guerra e alle bombe. Lontane oltre 500 km da casa. Si chiamano Victoria e Valeria, 800 grammi l’una e 1.200 grammi l’altra. «Sono arrivata a Lviv (Leopoli, ndr) il primo marzo, dopo un viaggio in treno di 75 ore senza cibo e senza acqua», ha raccontato Irina, la mamma delle piccole al «Corriere della Sera». Prima di salire sul treno, la donna ha aspettato in stazione per ore in mezzo alla folla. «Per fortuna con me c’era mio padre, settantenne. Il mio compagno invece è rimasto a Kiev, a combattere. Poi appena sono arrivata qui ho messo al mondo le mie bambine», ha detto la 31enne.
La piccola Victoria è ancora nell’incubatrice, nell’altra stanza. Hanno entrambe un cappellino rosa in testa, sono fragili, delicate come cristallo. «Sono fuori pericolo ora ma abbiamo avuto davvero paura che non ce la facessero», ha ammesso la madre. Soltanto ieri le infermiere hanno potuto staccare il respiratore e lasciare il sondino nasogastrico alla bimba nata in sofferenza. «Sono gemelle eterozigote. Quando Irina è arrivata era sotto stress e molto agitata, dopo poco è entrata in travaglio. Abbiamo cercato di stabilizzare lei e le bambine, si è dovuto procedere al parto cesareo e tutto è andato per il meglio», ha dichiarato un’infermiera. Ma sono tante le donne arrivate in stato interessante da Mariupol, tra le città più martoriate dai russi. Secondo Unicef, Oms, da quando Mosca ha invaso l’Ucraina nel Paese ci sono stati almeno 4.300 i parti.
La prof.ssa Maria Malachynska dirige il centro di cura prenatale di Lviv, dove si assistono soprattutto le donne con gravidanze a rischio. La dottoressa ha detto che è tanta la paura: «Il problema è che se dovessero iniziare a bombardare anche qui, saremmo costretti a spostare nello shelter anche le incubatrici come quella in cui Victoria passerà ancora parecchi giorni. Sono apparecchiature sofisticate. Spostarle non è semplice». Trasportare un neonato prematuro di pochi grammi è altrettanto rischioso. Per questo lei ha dato ordine ai muratori di preparare un rifugio: «Voglio allestirlo in modo che sia il più comodo possibile e far alzare il soffitto. Ma ci vogliono tempo e denaro. E non abbiamo né l’uno né l’altro».