Non gli basta. Non è appagato dall’aver fatto fare a ste stesso e all’Italia una figura che definire poco edificante è un eufemismo. Con al sua gita segreta in Russia per prostrarsi ai piedi di Putin con la scusa della mediazione per la pace (ma chi avrebbe mai solo
potuto pensare di chiederlo a lui?), Matteo Salvini ha fatto ridere e arrabbiare mezzo mondo. Al punto che il suo stesso partito, la Lega, gli si è rivoltato contro.
Eppure a lui tutto questo non basta. Il Kapitano, il cui consenso cade in picchiata vertiginosa, rilancia: vuole andare a Mosca a parlare con il ministro Lavrov. Per allisciargli il pelo e accreditarsi con un ruolo (e un mandato) che non ha. Ieri, in spregio alla celebrazioni del 2 giugno a ciò che rappresentano, Salvini ha annunciato alla stampa di essere “al lavoro” per il cessate il fuoco in Ucraina, di “coltivare i suoi contatti da Roma e Milano” (Capuano?) e di “sperare ancora di poter incontrare Sergei Lavrov”.
Il faccia a faccia col potente ministro degli Esteri di Putin sarebbe stato l’obiettivo della missione autodeterminata di Salvini, come il Kapitano stesso ha ammesso. Senza, neanche a dirlo, criticare l’azione messa in campo dal ministri degli Esteri Luigi Di Maio alla Farnesina, con l’ipotesi di un eventuale interessamento del Copasir relativi al suo attivismo “diplomatico” con la Russia, aggressore di un paese democratico è artefice ne dello scoppio di guerra una guerra sanguinosa. “Le critiche di Salvini? Mi sembra un film già visto – attacca Di Maio -. Ricordate quando fece cadere il governo Conte I? Iniziò tutto così, criticando i vari ministri del governo fino a staccare la spina. Spero di non rivedere lo stesso film”. Tuttavia il Copasir, per voce del presidente Adolfo Urso, ha chiarito che non ci saranno valutazioni sul capo del Carroccio.
Il quale continua a vestirsi da pacivendolo e da ambasciatore solo di se stesso. “Conto di fare tutto per avvicinare la pace, anche, se serve, parlare con Lavrov. Continuo a lavorare a testa alta e in totale trasparenza per la pace – va ripetendo quello che voleva affondare i barconi coi migranti che scappano dai conflitti africani ma che ha tanto a cuore le sorti del popolo ucraino, massacrato peraltro dai suoi amici russi –. Agli italiani conviene la pace, non la guerra. Continuo a fare quel che è mio dovere fare, la Lega su questo è compatta”.
“Non ho sentito il ministro degli Esteri russo, Lavrov, ma dovevo incontrarlo – aggiunge – Sarebbe stata un’occasione e spero che sia un’occasione importante. Il cessate il fuoco lo chiedi a chi ha cominciato il conflitto. Dialogare con la Russia chiedendo il cessate il fuoco non è un diritto, è un dovere. Mi spiace che ci sia gente che parla a vanvera senza muovere un dito. Spero che il governo abbia a cuore la pace, il cessate il fuoco la riapertura del dialogo. E spero che altri colleghi di altri partiti che pontificano facciano almeno una parte di quello che sto facendo io con orgoglio o a testa alta”.
Il delirio di onnipotenza di Salvini non ha limiti. “Non chiedo medaglie o ringraziamenti perché è il mio lavoro ma il diritto di incontrare ambasciatori, ministri, sindaci e governi da capo di un partito che rappresenta milioni di italiani nel nome della pace lo rivendico – conclude -. A me interessa ottenere il risultato. Che poi lo ottenga da Milano, da Pechino, da Mosca, quella è forma. A me interessa la sostanza”.
Una posizione inaccettabile.