E’ perfettamente inutile riempirsi la bocca parlando di pace, con toni forbiti e carichi di suggestione, se poi si imboccano strade contrarie all’atto concreto. Traduzione: come accidenti è possibile continuare ad opporsi alla realizzazione di progetti energetici non capendo che l’unica via di fuga da Putin è sbarazzarsi del suo gas? Come è possibile restare ancorati alle proprie posizioni quando c’è una guerra a due passi da casa nostra che ha sconvolto gli equilibri geopolitici del mondo? Continuare a dire “no” significa fare un favore alla Russia, mentre l’unico modo per non fare il gioco di Vladimir è sgonfiare la bolla nimby e superare la dipendenza energetica dal gas che importiamo.
L’Unione europea ci sta provando e, per farlo senza danneggiare la produzione industriale, ha stretto un accordo con l’America per acquistare 15 miliardi di metri cubi di Gnl: un contributo non risolutivo ma utile. L’Italia ha poi cercato nuove intese con i suoi partner commerciali, dall’Algeria all’Egitto, dal Qatar al Congo. In alcuni casi sono già stati definiti i volumi aggiuntivi da importare, per altri la diplomazia italiana è ancora al lavoro. Ma perché questo lavoro non sia inutile è indispensabile aumentare la capacità del paese di rigassificare il gas liquefatto trasportato via nave per immetterlo nella rete. E’ qui che entra in gioco il delicato incarico che il governo ha affidato a Snam: portare in Italia due rigassificatori galleggianti da circa 5 miliardi di metri cubi ciascuno, uno da noleggiare e uno da acquistare. Impresa tutt’altro che semplice, in un momento in cui molti altri paesi hanno bisogno della stessa tipologia di navi: nel mondo se ne contavano 43 alla fine del 2020.
Se tale missione andasse a buon fine, le infrastrutture italiane sarebbero predisposte per fare a meno di un terzo del gas russo. E questa, senza ombra di dubbio, è la strada giusta da perseguire.
In tal senso quattro deputati di Forza Italia che, in un emendamento al Ddl liberalizzazioni, propongono sanzioni economiche per gli enti locali che ostacolano con ricorsi o altro la realizzazione di opere di pubblica utilità già dotate di autorizzazione, compresi i rigassificatori. Avanti così.