Grande confusione regna sotto i cieli rossi nella sinistra italiana. La guerra in corso originata dall’invasione unilaterale di Vladimir Putin ai danni dell’Ucraina sotto falsi pretesti, sta portando alla luce le contraddizioni e le ipocrisie di un’area politica e ideologica che, per dirla con Galli della Loggia, ha problemi notevoli di memoria nonché di interpretazione della storia, e rinnega senza pudore se stessa, fino addirittura a fagocitare Gramsci sotto le fauci di un Orsini qualunque.
Nell’attuale conflitto russo-ucraino, c’è un dato oggettivo che prescinde dalle rispettive posizioni politiche e che, come tale, non può essere messo in discussione: vi è un aggressore (la Russia) e un aggredito (l’Ucraina).
Ebbene, vi era un tempo in cui la sinistra italiana allora rappresentata prevalentemente dal Partito Comunista Italiano aveva ben chiaro da che parte stare, cioè con l’aggredito; e aveva al contempo ben chiaro chi dover combattere, cioè l’aggressore.
Andando a spulciare indietro gli archivi della memoria e della storia, ci imbattiamo in un vecchio, vecchissimo volantino di propaganda, della sezione di Forlì del PCI del 1970, riguardante la guerra degli USA di Richard Nixon in Vietnam, Indocina e Cambogia. Il volantino plasticamente titolava: FERMARE GLI AGGRESSORI, e giù di seguito i compagni si scagliavano contro la guerra condannando espressamente la scalata (antenata di “escalation”) sanguinosa degli americani, i massacri dei civili inermi, i bombardamenti selvaggi, perpetrati grazie alla (presunta) malafede e all’inganno del Presidente Nixon. Ammonivano che “gli attuali avvenimenti confermano che la guerra nel Vietnam può cessare solo con il totale ritiro degli aggressori” e a tal fine auspicavano nientemeno che una mobilitazione generale di operai, studenti e contadini “contro l’avventurismo della politica di aggressione degli USA, a sostegno della liberazione dei popoli oppressi (nella fattispecie i nordvietnamiti, i cambogiani e gli indocinesi), e per la salvaguardia della pace e della giustizia nel mondo”.
Come sostiene il giornalista toscano Davide Simone, val la pena anche di ricordare che la resistenza nord-vietnamita era assai ben armata dai sovietici tanto che all’epoca nella sinistra italiana era frequente lo slogan “Vietnam vince perché spara!”.
Ora, tralasciando per un attimo la propaganda ideologica comunista e le matrici storiche di quelle guerre lontane, proviamo a sostituire in quel volantino, gli USA con la Russia, Nixon con Putin e il Vietnam (e l’Indocina, nonché la Cambogia) con l’Ucraina. Non vi è dubbio che ci troveremmo innanzi a una situazione identica e del tutto sovrapponibile all’attuale: un aggredito, un aggressore, dei massacri di civili, dei bombardamenti indiscriminati. Per coerenza logica la posizione della sinistra non dovrebbe cambiare e sarebbe lecito attendersi che gli eredi di quel PCI condannassero senza se e senza ma, l’aggressore, difendessero l’aggredito con tutte le armi possibili e mobilitassero le masse per ristabilire la pace e la giustizia (due termini che non possono essere disgiunti!).
E invece no! Qui sta il coupe de theatre della sinistra italiana attuale, almeno nella sua declinazione pacifista a tutti i costi. Oggi quello schema non vale più. O meglio, se l’aggressore è l’America allora sì. Se l’aggressore è la Russia, allora no! Due pesi e due misure! Ecco svelata l’ipocrisia del pacifismo attuale alla Santoro-maniera e dei tanti come lui. Per costoro, la posizione contro la guerra muta a seconda di chi ideologicamente la promuove. Se viene portata dal Grande Satana yankee, allora è ingiusta a prescindere quali che ne siano le ragioni, l’aggressore va cacciato anche con la forza, e bisogna mobilitarsi urbi et orbi per ristabilire la verità vera, quella per intenderci che il mainstream (da quando hanno imparato questa parola, la mettono ovunque!) ci nasconde. Se invece, viene iniziata illegittimamente, ingiustificatamente e senza alcun motivo reale dalla Russia, la colpa non è del Cremlino ma è sempre degli Stati Uniti che sicuramente lo avranno provocato direttamente o per interposta persona. Nel caso di specie, gli ucraini sono completamente bypassati!
E poco importa quale sia la verità, perché quello che conta è la propagatio del pregiudizio antiatlantista. Poco importano gli ucraini che sono in questo momento frontiera di libertà contro l’autocrazia russa. Per loro non vale l’ipotetico slogan “Ucraina vince perché spara”. A loro è interdetto, sono figli di un Dio minore e guai a fornire le armi per la resistenza perché così la guerra non finisce più; anzi, Putin si arrabbia e ci scaglia l’atomica. Il perché, poi, la resistenza ucraina di oggi abbia meno dignità di quella vietnamita del ’70 rimane un mistero!
Siamo al solito utilizzo strumentale della storia in salsa comunista. Ideologicamente sempre uguali a se stessi ma strategicamente sempre più contorti e incoerenti, questi sono i pacifisti, o meglio i pacifinti pacipocriti di sinistra di oggi, indegni eredi di un PCI che almeno il coraggio delle proprie posizioni, lo aveva!