Secondo le indagini del Copasir, basate su relazioni dei nostri servizi, alcuni invitati nei talk show italiani potrebbero essere in realtà pagati dal governo russo per fare propaganda. Sinceramente non c’è di che stupirsi, anzi se si guarda l’attitudine post sovietica putiniana nel condizionare l’opinione pubblica di altri paesi, questa potrebbe essere una prova indiretta del fatto che non da ora ma da molti anni lo zar del terzo millennio stava preparando più o meno velatamente il suo progetto di ricostruzione dei Soviet (in salsa oligarchica)
Se da un punto di vista militare alla prova dei fatti l’esercito di quella che fino al 24 febbraio era considerata la seconda superpotenza convenzionale in realtà non è riuscito a prnedersi l’Ucraina in pochi giorni come invece immaginato da Putin, per quanto riguarda lo sforzo bellico propagandistico lo zar si aggiudica assolutamente il primato. Basti pensare alle dimissioni di Kurz in Austria, alle inchieste sull’ex presidente Trump e all’hotel Metropol di Mosca: situazioni dubbie che probabilmente non troveranno mai risposta in sede giudiziaria, anche vista l’impossibilità di ottenere rogatorie con un paese in guerra, ma che comunque dimostrano l’interesse di una nazione, la Russia, a voler interferire e possibilmente manipolare non solo l’opinione pubblica interna, ma anche gli esponenti di altre potenze sino ad allora considerate se non alleate almeno buone amiche.
Questa lunga premessa in realtà è mirata solo a distinguere tra quelli che potrebbero essere i personaggi al soldo della propaganda putiniana, capaci di negare l’innegabile, e altri che sono solo dei personaggi in cerca d’autore in cerca solo di cinque minuti di notorietà per massimizzarne economicamente il proprio interesse, non curanti di precludere la propria carriera e la stima ordinaria nei settori dove fino ad oggi avevano militato.
Ecco perché, facendo un’eccezione, cito il professor Alessandro Orsini, che ritengo non possa essere neanche degno di venire sospettato come aspirante lacche’ dello Zar al soldo della sua propaganda. Degno di nota è, invece, ciò che si materializza come “fenomeno Orsini”, avulso dalle reali condizioni in Ucraina; ciò che attira il pubblico è il trash come per molti film che inspiegabilmente, anche se banalmente ridicoli o grotteschi, attirano l’attenzione dello spettatore che non è in cerca di reali risposte, ma di meri momenti di evasione. Più si ridicolizzerà e più sarà invitato, questo lo sa Orsini e lo sa la Berlinguer. Durerà fino a quando il pubblico non si stancherà di questa disinformazione che sollazza l’ego dello spettatore medio nel vedere un professore che finge di essere masochisticamente al limite del ridicolo.
La soluzione? Ignorarlo. Anche perché ignorarlo è l’unico modo per riportarlo alla realtà, dal momento che anche i più accesi putiniani hanno smesso di citarlo come fonte attendibile.