Il premio dell’Atlantic Council come personalità politica dell’anno è stato consegnato sulle note del ‘Brindiamo’, tra i motivi più famosi dell’Opera di Giuseppe Verdi. Mario Draghi, super elegante con il papillon, ha ricevuto l’ambita onoreficienza dalla segretaria del Tesoro statunitense Janet Yellen, che premia “l’amico, economista e instancabile servitore civile”. La stessa ha poi aggiunto: “L’ho conosciuto da presidente della Banca d’Italia e poi da presidente della Banca centrale europea. In un momento difficile per le banche centrali, con l’economia globale scossa dalla crisi, Draghi è stato scelto come guida per il financial stability board creato per costruire un sistema finanziario globale più forte”. Ricevuto il riconoscimento dal think tank statunitense, Draghi ha parlato delle nuove sfide che attendono l’Italia e l’Unione Europea dopo l’emergenza Covid e la guerra in Ucraina, ribadendo che vi è una sola certezza: l’amicizia tra Ue e Stati Uniti.
“L’Italia ha attraversato momenti estremamente difficili negli ultimi anni. Abbiamo affrontato la pandemia prima di chiunque altro nel mondo occidentale. Abbiamo subìto uno shock economico molto più acuto che altrove in Europa. Ora sperimentiamo il ritorno della guerra nel nostro continente. Eppure, come ha fatto più e più volte nella sua magnifica storia, l’Italia si è ripresa”. Così con orgoglio ha esordito il premier Mario Draghi, ricevendo il premio dell’Atlantic Council a Washington durante la sua visita oltreoceano. Tante le missioni da portare a termine: “I tempi difficili sono iniziati ben prima della guerra, ma ognuna di queste crisi porta grandi conseguenze per l’Europa: rischi, ma anche opportunità. La pandemia ha riunito l’Ue in modi impensabili anche pochi anni fa”. Perché l’Europa fiorisca è necessario “accelerare la transizione energetica, rilanciare la ripresa economica e affrontare le disuguaglianze di vecchia data e nuove”. Per Draghi “queste trasformazioni radicali richiedono un cambiamento nelle nostre istituzioni e possono richiedere cambiamenti nei nostri Trattati fondatori. Dobbiamo ricordare l’urgenza del momento, l’entità della sfida. Questa è l’ora dell’Europa e dobbiamo coglierla”, ha sottolineato l’ex numero uno della Bce. Draghi ha ricordato anche che “sappiamo di non essere soli. In un momento di profondo cambiamento, alcune cose rimangono le stesse: lo stretto rapporto tra l’Ue e gli Stati Uniti”. Proprio perché per voltare pagina è comunque necessario avere delle certezze.
Qualche parola anche sul conflitto in Ucraina: “L’invasione russa ha causato quello che chiamiamo un cambio di paradigma nella geopolitica. Ha rafforzato i legami tra l’Ue e gli Stati Uniti, ha isolato Mosca, ha sollevato profonde domande per la Cina”. Dal palco Draghi ha lanciato la sua proposta: “L’Ucraina ha bisogno di un Piano Marshall per la ricostruzione”. Il parallelismo con il secondo conflitto mondiale era inevitabile, dal momento che la guerra in Ucraina “minaccia la nostra prosperità e la nostra sicurezza energetica”. Bisogna andare “oltre questo momento tragico e ripristinare la pace”, ha sottolineato il premier italiano.
“Dobbiamo continuare a sostenere il coraggio degli ucraini, che combattono per la loro libertà e per la sicurezza di tutti noi. Dobbiamo continuare a infliggere costi alla Russia, muovendoci rapidamente con il nostro ultimo pacchetto di sanzioni. Ma dobbiamo anche fare tutto il possibile per raggiungere un cessate il fuoco e una pace duratura”, ha aggiunto Draghi. Il presidente del Consiglio ritiene che “spetterà agli ucraini decidere i termini di questa pace e a nessun altro. Nel frattempo, dobbiamo prepararci per il mondo in cui vivremo domani. Dobbiamo essere pronti a continuare a stare con l’Ucraina molto tempo dopo la fine della guerra. La distruzione delle sue città, dei suoi impianti industriali, dei suoi campi richiederà un enorme sostegno finanziario. E dovremo garantire che le sue istituzioni democratiche rimangano forti, stabili, vivaci. L’Ucraina è nostra amica. L’Ucraina rimarrà nostra amica”, ha concluso Mario Draghi davanti al gotha dell’imprenditoria italiana in America.