È, a dir poco, aberrante la sentenza per il femminicidio di Carol Maltesi. Tutti ricorderete la giovane madre, che lavorava come commessa in un negozio di profumi e che aveva un profilo OnlyFans, picchiata, uccisa e fatta a pezzi da Davide Fontana, 43 anni. L’uomo mise i resti del cadavere in un congelatore, poi lo gettò da un dirupo. Fontana ebbe la premura di ripulire l’appartamento, dove si è consumato il delitto, e nei giorni che hanno preceduto il suo arresto ha cercato di depistare le indagini con ogni mezzo: ha pagato tramite un’app l’affitto di casa di Maltesi per non allarmare la padrona di casa e si è sostituito a lei inviando messaggi ai genitori perché non si preoccupassero.
Oggi è arrivata la sentenza di condanna per Fontana e ciò che si legge nelle motivazioni è vergognoso.
L’accusa aveva chiesto l’ergastolo, ma i giudici del Tribunale di Busto Arsizio hanno condannato l’uomo a 30 anni accogliendo alcune richieste dei suoi difensori secondo i quali “non ci fu premeditazione perché si trattò di un delitto d’impeto” e non ci fu crudeltà perché “Fontana non infierì sul corpo della donna” oltre a quanto fosse “funzionale alla sua uccisione”. Sì, per i magistrati non vi fu premeditazione e nemmeno le aggravanti dei motivi futili. A scatenare la furia omicida dell’uomo per i giudici la “consapevolezza di aver perso la donna amata, accompagnata dal senso di crescente frustrazione per essere stato da lei usato e messo da parte”.
In altri termini, Carol Maltesi è l’ennesima donna che se l’è andata a cercare. No, non è così. Ora basta! “Lei giovane e disinibita, lui innamorato perdutamente”, sono le parole usate dai giudici che non possiamo accettare senza provare rabbia mista a vergogna. Rendiamoci conto: Fontana durante le riprese di un video hard, massacrò Maltesi a martellate, per poi sgozzarla, sezionare il cadavere e nasconderlo per settimane in un freezer. Per mesi, lo ripetiamo, ha nascosto l’omicidio a parenti e amici.
L’ha scritto a chiare lettere Gramellini sul «Corriere della Sera» e non si può non essere d’accordo: “Siamo alle solite: donne provocanti e calcolatrici che manipolano maschi ingenui e romantici, i quali reagiscono come possono, ma pur sempre in nome dell’amore. Chi diceva che amare significa mettere il bene della persona amata sopra il proprio, perché l’amore non è possesso d’altri ma cessione di sé? Seneca, Goethe, Yourcenar? Boh, di sicuro qualcuno che non faceva il giudice a Busto Arsizio”.
Dopo la sentenza la zia di Carol Maltesi ha dichiarato: “È una vergogna, mia nipote l’ergastolo lo ha avuto a vita, così come sua madre e il mio nipotino. Lascio tutto nelle mani di Dio, è una vergogna: ci aspettavamo l’ergastolo, anche se a mia sorella non interessava, perché tanto niente le riporterà Carol. Con tutto quello che succede, Fontana tra dieci anni sarà fuori e potrà rifarsi una vita, mia nipote di 26 anni non torna più”. Speriamo ora in un segnale della Corte d’Appello.