Parole nette chiare e senza possibilità di fraintendimento alcuno quelle del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della conferenza nazionale della cooperazione allo sviluppo. Il capo dello Stato ha definito l’invasione russa ai danni dell’Ucraina come un conflitto scatenato da Mosca per anacronistiche velleità di potenza, usando, dunque, parole che fanno sgombro il campo dal pacifismo peloso nostrano spesso incline, troppo incline, a riconoscere inesistenti ragioni di Valdimir Putin.
Invasione unilaterale e illegittima di fronte alla quale il presidente della Repubblica ha auspicato una risposta netta, umanitaria e solidale per giungere presto alle condizioni di una pace che sia giusta ed equa. Senza giustizia non c’è pace, il resto è vigliaccheria! Prima la pandemia e adesso questa folle invasione stanno drasticamente modificando quella che è l’agenda delle Nazioni Unite per il 2030 ma l’obiettivo della pace giusta è irrinunciabile ed è uno dei pilastri della cooperazione nazionale e internazionale. Senza pace non c’è sviluppo e al contempo senza sviluppo non c’è pace. Urge quindi lavorare nelle due direttrici contemporaneamente in quanto fattori che reciprocamente si sostengono e si danno forza l’un l’altro, tanto in capo interno quanto in quello internazionale.
La via tracciata da Mattarella è, quindi, quella di un multilateralismo che veda la cooperazione del maggior numero di stati possibile e che sia in grado di rispondere efficacemente e tempestivamente alle grandi sfide del millennio: da quelle sanitarie, a quelle climatiche, dal grande tema delle migrazioni a quello della sicurezza alimentare. In un mondo interconnesso, pensare a soluzioni locali è semplicemente impossibile e da qui il richiamo del presidente alle istituzioni internazionali, in primis l’Unione Europea che deve essere in grado di proiettare la sua lungimirante azione su tutti e 5 i continenti, e farsi parte attiva della promozione di un benessere diffuso che non si limiti all’area euroatlantica ma che sappia coinvolgere tutte le parti del mondo.
Non c’è dubbio, infatti, che questo biennio – 2020-2022 – ha chiaramente dimostrato tanto i limiti quanto la forza propulsiva di una Europa che deve diventare protagonista mondiale e che per farlo, ha ancora bisogno di crescere e rafforzarsi, a partire da politiche comuni di sicurezza, sociali ed economiche. La cooperazione internazionale passa perciò attraverso il rafforzamento politico dell’Unione in pieno e armonico coordinamento con le Nazioni Unite che, pure, avrebbero bisogno di un profondo ripensamento. Oggi non possiamo rinchiuderci in orizzonti nazionali fuori dal tempo e dalla storia, ma è necessario aprire l’orizzonte dell’azione politica globale perché “nessuno si salva da solo”. Questo il monito che da tanto tempo ormai proviene dai più alti vertici nazionali e che pure fa fatica a essere accolto da forze politiche ancora troppo immature per coglierne e saperne interpretare il profondo significato
Perciò, bene fa Mattarella, sempre lucido e saggio nell’indicare la via che il Paese deve seguire, a spronare anche le forze politiche a aggiornare la loro azione in un contesto internazionale, rinunciando – questo lo diciamo noi – a cavalcare le paure dei cittadini, siano esse del virus, dei vaccini o del razionamento del gas russo e riaffermando invece nostri principi e i nostri valori.
Ieri il virus ci chiedeva sacrifici e oggi ce li chiede la situazione internazionale, ma come popolo, sembra dire Mattarella, dobbiamo essere pronti a raccogliere la sfida, ben consapevoli “del nostro ruolo, delle nostre responsabilità, del nostro potenziale”.
Menomale che in una classe dirigente che sovente si dimostra inadeguata, possiamo contare su un presidente della Repubblica che fa da bussola in questi tempi così complicati. Menomale che Sergio c’è!