Quando il 24 febbraio Putin ha lanciato i suoi carri armati contro l’Ucraina, Anna Nemzer era come al solito al lavoro a Mosca per condurre la sua trasmissione “Politica in diretta”. Giornalista di punta della Dozhd Tv (una delle poche voci libera della Russia dello zar), nonché brillante documentarista (che per i suoi reportage ha ricevuto negli anni varie minacce), il 3 marzo si trovava all’estero per un servizio televisivo. Ha assistito impotente al video con cui i suoi colleghi della “Tv Pioggia” gridando “No alla guerra” annunciavano in diretta la chiusura dell’emittente. Uno stop imposto dal procuratore generale per aver raccontato al pubblico russo la verità sull’attacco a Kiev. «Dovevo stare fuori una settimana, quel giorno ho capito che sarei stata in esilio a lungo. Quando ho visto il video avrei voluto essere con loro. (…) La Duma stava preparando una legge sulle notizie false, che stabilisce che non possiamo usare la parola “guerra”, che l’invasione, la guerra, va chiamata “operazione speciale”», ha rivelato.
Nemzer: “La scelta era tra il carcere o andarsene”
«Ci hanno minacciato di gettarci in carcere per 15 anni, avevamo sempre saputo che il nostro lavoro era un po’ pericoloso, ma in un giorno questo pericolo è diventato più grande e più vicino», ha spiegato Anna Nemzer a «La Repubblica». «La scelta era tra il carcere o andarsene, io me ne sono andata perché non sono un eroe, non sono come Alexei Navalny, che ammiro e che rispetto; ho una figlia, ho deciso così e lo stesso hanno fatto molti amici e colleghi», ha aggiunto la giornalista. Ed è stato un addio doloroso: «Siamo illegali, non abbiamo visti internazionali, abbiamo paura e siamo russi, quello che oggi è il male puro. Non ho più un Paese, la nostra opposizione è in parte demolita e in parte ha lasciato la Russia. Ricevo molte notizie, il mio Facebook funziona ancora perché a Mosca molti usano la Vpn, per ora riesco a comunicare anche con WhatsApp. Sappiamo delle proteste, sappiamo delle migliaia in carcere, i miei amici non riescono neanche ad andare a protestare, appena escono dalle loro case vengono fermati dalla polizia. Qualsiasi critica con la nuova “legge” è tradimento, una parola sbagliata e finisci in carcere per anni».
«Credo che Putin abbia già iniziato a perdere questa guerra, credo e spero sia l’inizio della sua fine»
«Credo che Putin abbia già iniziato a perdere questa guerra, credo e spero sia l’inizio della sua fine. Il giorno in cui ha iniziato a bombardare l’Ucraina ha demolito la Russia come Paese, per farci perdonare ci vorranno anni. Dopo l’annessione della Crimea voi occidentali siete stati ciechi, lo capisco perché la Russia era un partner economico. Ma siamo stati ciechi anche noi, non abbiamo capito chi fosse realmente Putin. Ora lo sappiamo, è un pazzo maniaco, un assassino», ha detto ferma la giornalista.
E Anna non sa se le sanzioni aiuteranno sul serio i Russi a disfarsi di Putin: «Chi si schiera contro Putin ha due possibilità, lasciare il Paese o andare in prigione. Oppure stare zitti, una scelta molto spiacevole. In Russia abbiamo sempre saputo che era inutile fare affidamento sui Paesi occidentali, su qualcuno pronto ad aiutarci. Abbiamo sempre saputo che è nostra responsabilità fare la differenza. Ci abbiamo provato e abbiamo fallito, il nostro lavoro non è stato sufficiente. Dobbiamo ripartire da questo, dalla tirannia non ci salverà qualcuno dall’esterno. Noi in esilio e chi è ancora in Russia insieme dovremo inventarci qualcosa, non possiamo stare seduti e non fare niente. Rimanere in silenzio è impossibile».