E se alla fine la soluzione fosse proprio Mario Draghi? “Da parte della Russia rancore c’è, ma non si è tradotto in una campagna ostile contro l’Italia. E ben venga Mario Draghi come mediatore per la pace”. Lo assicura, dalle pagine di Repubblica, Oleg Barabanov, direttore del programma Valdai Club, think tank russo vicino al Cremlino, e vice direttore dell’Istituto di Studi europei del Mgimo, nonché autore di numerosi libri e studi sull’Italia.
Barbanov sostiene che Putin non si aspettasse una “così dura reazione di Mario Draghi all’operazione militare russa in Ucraina, una reazione che ha colto di sorpresa il Cremlino. C’è qualche rancore, ma non si è tradotto in una campagna contro l’Italia. Siamo chiari: qui dell’incontro Draghi-Biden non se n’è parlato. Non c’è stata attesa, né speranza. Ma se l’Italia mediasse tra il Cremlino e la Casa Bianca, verrebbe accolto positivamente. In passato, già Franco Frattini e Silvio Berlusconi fecero da intermediari tra Russia e Stati Uniti”.
Tuttavia Draghi è prima di tutto un banchiere ed è l’artefice delle sanzioni che hanno colpito la Banca di Russia. Ma per Barbanov la questione pesa meno del previsto. “Paradossalmente, sul blocco dei soldi della Banca centrale, le critiche più feroci sono state contro la nostra governatrice Elvira Nabiullina che conservava così tanti miliardi in valuta estera – spiega -. In generale, non c’è una posizione ostile nei confronti dell’Italia né nelle tv né tra i politici. In tv si parla male di Germania, Polonia, Baltici e in misura minore della Francia. Sull’Italia si segnalano i sequestri di ville e yacht dei miliardari russi sanzionati. Misure peraltro giustificate dai presentatori e salutate dall’opinione pubblica perché si pensa si tratti di beni comprati con i soldi rubati ai russi”.
“Prima del 24 febbraio, non c’era stato nessun segnale che Draghi fosse peggiore dei suoi predecessori, come non cambiò nulla con Romano Prodi dopo Silvio Berlusconi – aggiunge il direttore di Valdai Club -. Ci sono sempre state le basi per buoni scambi economici e commerciali con Roma. Esiste una cerchia di politici europei considerati ‘amici di Putin’, suoi personalmente, come Berlusconi, o del Cremlino, come Salvini. È chiaro che Salvini sarebbe accolto con meno freddezza. Ma Mosca non è nella posizione di potersi scegliere i mediatori. Perciò, se venisse Draghi, ben venga”.