Merito e competenza, questi sconosciuti. Non per Carlo Calenda, che li ha messi al centro del programma del Terzo Polo, un programma che intende valorizzare l’esperienza del Governo Draghi, con attenzione al Pnnr e uno sguardo al futuro.
Il ragionamento muove da una premessa: negli ultimi 30 anni la produttività è rimasta al palo perché “conservatorismi e populismi (di destra e di sinistra) hanno impedito all’Italia di realizzare quelle riforme profonde che erano necessarie per rilanciare la crescita e sfruttare le opportunità della globalizzazione”. La soluzione? Tornare a un modo di governare diverso, che punti proprio su merito e competenze. “Occorre approvare ogni anno leggi sulla concorrenza” per rendere l’economia “più libera e meno gravata da barriere all’ingresso e da restringimenti della concorrenza”, si legge nel programma firmato da Calenda.
L’obiettivo è “favorire l’innovazione, la crescita e la tutela dei consumatori, in modo che possano avere una maggiore quantità di beni e servizi a disposizione e a prezzi inferiori”.
Infine servono politiche di formazione che consentano di colmare la differenza tra le competenze richieste dal mercato (anche per l’attuazione del Pnrr) e le competenze a disposizione della forza lavoro. Perché a guidare il Paese deve necessariamente essere una classe dirigente degna di chiamarsi tale.
Sono due le misure proposte in questa direzione: la prima è “coprire i costi che le imprese sostengono per organizzare, in collaborazione con gli Its e gli altri istituti di formazione, corsi specialistici per la creazione delle competenze realmente richieste”. Si tratta di corsi che dovrebbero poi essere aperti sia al personale interno da riconvertire, sia ai lavoratori non ancora assunti e che potranno effettuare colloqui al termine del periodo di formazione. L’altra misura è il potenziamento degli Its “investendo 1,5 miliardi di euro, al fine di raddoppiare il numero di iscritti e di laureati attraverso un aumento del numero complessivo di istituti, in linea con quanto previsto dal Pnrr”.
Calenda ritiene che gli Its possano essere un “vivaio di talenti con expertise” anche per sviluppare competenze e leadership in settori strategici come 5G, banda ultralarga e cybersecurity.
Per supportare le aziende innovative nascenti – digitali e non – Calenda propone poi “il modello della facilitazione d’impresa, abbinato alla razionalizzazione dei bandi di finanziamento, evitando la discrezionalità delle Regioni sulla definizione di start-up e superando la modalità click-day dei bandi pubblici”. Il “nanismo” delle micro-imprese italiane è infatti una delle caratteristiche del nostro sistema economico che nuoce alla produttività del sistema Paese: per questo il programma del Terzo polo propone misure che facilitino ed incentivino la crescita dimensionale delle piccole e microimprese. In particolare l’idea è di “innalzare la soglia dimensionale d’impresa per l’applicazione di alcuni dei più pesanti vincoli burocratici in materia di lavoro; modulare la defiscalizzazione già prevista nelle Zone Economiche Speciali al fine di favorire la crescita delle piccole imprese e incentivare quelle di medie e grandi dimensioni; potenziare il credito d’imposta per i costi di quotazione delle Pmi, già introdotto dal MISE nel 2017.
Per quanto riguarda poi le piccole e micro-imprese artigiane, “i luoghi dei talenti italiani”, occorre “accompagnare il passaggio generazionale, favorire il credito diretto e le garanzie, anche attraverso la mutualità privata”. E, in ultimo ma non per importanza, “bisogna inoltre promuovere la formazione professionale sul campo attraverso l’alternanza scuola-lavoro e l’apprendistato duale”.