Neppure il tempo di finire di esprimere piena soddisfazione per i risultati raggiunti. Al vertice europeo in corso a Bruxelles, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni incassa (almeno per ora) un nulla di fatto sul tema migranti. A tradirla proprio i paesi ideologicamente più vicini alla sua visione politica: Polonia e Ungheria. ”Su migrazioni siamo riusciti davvero a cambiare punto di vista”, aveva detto la premier lasciandosi andare ad un prematuro entusiasmo. La cena di lavoro dei leader europei si è chiusa però senza un accordo. Una missione quella di Meloni forse più imbarazzante del previsto.
A fare muro Budapest e Varsavia: i rispettivi presidenti Viktor Orban e Mateusz Morawieski dicono no al patto sui migranti, vogliono cambiare le regole, sono contrari alla norma che prevede la ricollocazione obbligatoria o una compensazione economica a carico dei Paesi che si oppongono.
“Il Consiglio europeo chiede alla Commissione, nel contesto della revisione di medio termine del quadro finanziario pluriennale, di avanzare rapidamente nell’attuazione del paragrafo 15 (dedicato agli sfollati ucraini) mobilitando immediatamente i necessari fondi europei sostanziali”, si legge nella proposta di modifica. Morawieski vorrebbe poi inserire un riferimento alla “importanza dell’azione preventiva nell’area della migrazione così che i flussi migratori contribuiscano solo allo sviluppo e alla prosperità dell’Unione, senza avere un effetto negativo sull’ordine pubblico e la sicurezza dei suoi cittadini”.
Secondo fonti polacche, Meloni nel corso della giornata era attesa da un trilaterale con Morawiechi e il premier ceco Petr Fiala: tutti e tre militano in Ecr. Dell’incontro, tuttavia, non c’è traccia ufficiale. Uno scambio, del tutto informale, c’è stato tra Meloni, Morawiecki e Viktor Orban, ma ben prima che si parlasse di migranti. Prima che Polonia e Ungheria portasse allo stallo il vertice Ue. Ad ogni modo, si tornerà a parlarne oggi. E si preannuncia come una giornata delicata per Meloni. Non solo migranti, si discuterà anche del dossier Tunisia inserito nel capitolo relazioni esterne. La sessione si occuperà anche dei rapporti con la Cina e di economia.
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