Meloni balla da sola. O almeno così pare alle migliaia di persone presenti all’illegale (si badi bene) rave party di Modena.
La questione dell’ordine pubblico e del ritorno della premier al modello autoritario della polizia del governo anziché a quello repubblicano della polizia dei cittadini è una questione molto seria. Le avvisaglie le avevamo avute già in campagna elettorale con la repressione del dissenso al comizio di Palermo del 20 settembre, la riprova si è poi avuta con con gli scontri alla facoltà di scienze politiche alla Sapienza di pochi giorni fa. Ieri la conferma con lo sgombero pesante del rave di Modena.
Con l’arrivo (rectius il ritorno) al governo della destra reazionaria qualcosa è cambiato nel sentiment delle forze dell’ordine ed anzi potremmo dire invece che a volte ritornano i fantasmi del passato. Un passato nemmeno troppo lontano quello del G8 di Genova del 2001 ma da cui la destra (già al governo con Berlusconi all’epoca dei fatti) sembra non aver imparato nulla. Per chi come me è stato testimone di quei giorni a Genova tra le fila delle forze dell’ordine, nonostante i due decenni passati da allora, l’odore acre di quel clima non si dimentica mai. E, soprattutto, è facilmente riconoscibile non appena si ripresenta sotto forma di propaganda law and order della destra meloniana.
Come ha ben scritto Piero Ignazi su Domani, “il giudizio sui fatti di Genova non è una questione di archeologia politica: fornisce la cartina di tornasole della piena adesione o meno ai valori costituzionali”. E ciò è quanto mai attuale se mettiamo in relazione ad esempio i fatti che avvennero a Bolzaneto con l’attacco all’art. 27 della Costituzione da parte di Fdi di cui ho già avuto modo di parlare qui su buonadestra.it, ma non solo. Le forze dell’ordine non sono né di destra né di sinistra, tuttavia il pericolo della svolta autoritaria nella gestione dell’ordine pubblico c’è e non perché siamo tornati alle rivolte degli anni ‘70, ma più semplicemente perché tale atteggiamento risulta funzionale ad una propaganda che serve spesso a mascherare l’incapacità e l’incompetenza di affrontare e risolvere i problemi del paese.
Meloni, infatti, non solo non è pronta a governare ma, quel che è peggio, come dice Carlo Calenda, non ha alcuna idea su come fare le cose che servono al paese (le prime mosse su contanti e giustizia la dicono lunga sulle priorità della premier). Ed è per questo che ha un disperato bisogno della propaganda per mascherare tutti i limiti suoi e della sua classe dirigente. In questo la gestione dell’ordine pubblico riveste un ruolo fondamentale per i messaggi spesso vuoti ma rassicuranti da lanciare ai cittadini. Nel caso di Meloni (così come nel 2001 al G8 Berlusconi ) è evidente la pericolosa debolezza politica di chi ha bisogno di mostrare i muscoli in pubblico essendo preoccupato sul da farsi nel privato, una debolezza che la destra ha già mostrato in passato con la disastrosa sospensione della democrazia al G8 di Genova o, più recentemente, con i vergognosi è inutili decreti sicurezza di Salvini bocciati in parte dalla Corte Costituzionale e poi definitivamente affogati nel mojto del Papeete, con buona pace della bestia di Morisi.
Se, in sintesi, come accaduto nel 2001 la repressione del dissenso politico, con lo strumento della riorganizzazione della forze di polizia, e una diversa gestitone dell’ordine pubblico con ritorno come dice Carmelo Palma, “all’eterno fascismo Italiano di ordine e disciplina, che è da sempre la versione pubblica della violenza politica privata”, sono funzionali a scalare i sondaggi nel breve periodo, in realtà si nascondono gravi incertezze sul futuro del governo.
I primi ad accorgersene saranno come sempre i cittadini, ma anche le stesse forze dell’ordine in prima fila a gestire le tensioni politiche e sociali nell’elettorato e, come del resto accaduto già in passato anche nel breve interregno di Salvini al ministero dell’interno, a subirne le prime conseguenze anche in termini giudiziari. Infatti, se nell’idea securitaria di Meloni anche le forze di polizia sono strumentali alla propaganda del partito, tanto da trasformarle in propri pasdaran a guardia della propria rivoluzione di cartone, allora veramente vorrà dire che nulla è cambiato negli ultimi venti anni e sarà purtroppo facile ancora una volta evidenziare la differenza tra un governo di destra e un governo ispirato a valori costituzionali ai quali si r invece un fronte repubblicano che dovrà rappresentare la vera alternativa alla destra reazionaria