Nel circo della politica italiana, sembra che il ritorno del “rutto libero” e delle dichiarazioni provocatorie stia dando spettacolo. Un esempio recente? Il vicesegretario della Lega, Matteo Salvini, ha deciso di confrontare l’arrivo di migranti in Italia con l’occupazione nazista dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale. Sì, avete letto bene. Questa affermazione surreale è solo l’ultimo episodio di una serie di provocazioni politiche che sembrano non conoscere limiti.
Finita la commemorazione in aula del presidente Giorgio Napolitano, avvenuta in modo sobrio e rispettoso, Salvini è tornato immediatamente a vivere nel suo mondo, dove la logica e il buon senso non sono ammessi.
Da tempo Salvini aveva cercato di rifarsi un’immagine più accettabile, partecipando al governo e cercando di dimostrare che poteva essere un politico responsabile. Ma a quanto pare per la Lega essere i buoni non ripaga, e allora se non si cresce nei sondaggi ecco che si ritira fuori il vecchio repertorio di demagogia e comportamenti estremisti.
La domanda che ci si pone è: c’è un limite alla balordaggine in politica? Se si, Salvini sembra essere determinato a sfidare questo limite, e purtroppo, con un certo successo. Il suo partito continua a godere di un sostegno significativo, nonostante le affermazioni sempre più impresentabili.
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Il problema è innanzitutto dell’impatto sulle relazioni internazionali. Le dichiarazioni di Salvini possono mettere a rischio l’immagine dell’Italia sulla scena mondiale e danneggiare le relazioni con altri paesi europei. Chiunque abbia un minimo di senso della diplomazia sa che i confronti con l’occupazione nazista non sono esattamente un buon modo per costruire relazioni solide.
Ma il punto cruciale è che Salvini è un politico che non rappresenta un problema fino a quando non diventa un problema. La sua abilità nel dimezzare i voti quando ha adottato un approccio più moderato e istituzionale ha indotto una certa inquietudine tra la sua base di elettori più radical. Oggi non ha ancora scelto se puntare a consolidare il suo status di leader di governo o se ritornare definitivamente a sfruttare l’immagine del “ribelle” politico, anche se forse un’indicazione oggi l’abbiamo avuta.