Negli ultimi giorni, l’accordo tra Italia e Albania, mirato al trasferimento di una quota di migranti nel paese balcanico, è stato al centro dell’attenzione e delle discussioni all’interno dell’Unione Europea. La firma di questo protocollo ha generato una serie di interrogativi legati alla sua legalità, suscitando preoccupazioni particolarmente marcate in ambienti europei.
Le voci provenienti dall’interno dell’UE hanno fatto emergere dubbi sulla conformità di tale intesa ai principi legali europei, suggerendo che potrebbe rappresentare un passo giuridicamente rischioso. Durante la riunione del “Gruppo di Berlino” a Bruxelles, il Ministro dell’Interno italiano ha ricevuto un chiaro segnale di queste preoccupazioni, in un contesto centrato sull’approvazione del Patto su asilo e migranti e sulla questione dell’allerta terrorismo.
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La cautela della Commissione UE si è manifestata attraverso l’attesa della formulazione definitiva dell’accordo prima di esprimere un giudizio definitivo. Le preoccupazioni espresse riguardano sia l’aspetto politico che quello legale di questa iniziativa.
Dal punto di vista politico, si pone l’attenzione sulla quantità di migranti e richiedenti asilo che giungono in Italia annualmente. Nonostante l’Italia preveda un record di arrivi quest’anno, si solleva il dubbio se la situazione justifichi una misura così significativa, specialmente in confronto alle dinamiche in atto in altri paesi europei come Germania, Francia e nell’Est europeo.
L’aspetto legale si concentra sulla “tenuta” del sistema albanese. Il recente report dell’UE ha messo in evidenza gravi deficit strutturali in Albania, compreso un elevato tasso di corruzione. Queste criticità sollevano dubbi sulla capacità effettiva dell’Albania di gestire l’accordo, soprattutto in termini di rispetto dei diritti europei nei centri per migranti.
Le preoccupazioni si estendono anche all’impatto legale dell’accordo. La Commissione ha specificato che i migranti recuperati in acque internazionali non sono soggetti alla legge dell’Unione, ma una volta in Albania saranno amministrati secondo la normativa italiana, rendendoli soggetti al controllo europeo. Ciò potrebbe aprire la strada a ricorsi numerosi e immediati alla Corte di Giustizia europea.
Nonostante le rassicurazioni del Ministro dell’Interno italiano sulla validità e l’innovatività dell’accordo, emergono ulteriori preoccupazioni dopo che l’opposizione albanese ha denunciato l’accordo alla Corte costituzionale, sollevando il timore che l’intesa potrebbe trovarsi su un terreno estremamente instabile.