Per giorni è rimasto in silenzio, lasciando l’arena dello scontro tutta a Silvio Berlusconi e a Giorgia Meloni. Ma una volta incassati il ruolo di vice premier e il ministero delle Infrastrutture, la prima cosa che ha fatto Matteo Salvini è stata andare in tv a Porta a Porta a svelare, il giorno prima del discorso del nuovo premier alle Camere, le prime mosse del governo, dettando di fatto l’agenda a Giorgia Meloni. Uno sgarbo istituzionale che la dice lunga sui rapporti interni alla maggioranza e sulle battaglie che dobbiamo aspettarci dall’esecutivo nei prossimi mesi.
Salvini rispolvera tutta la solita retorica leghista e torna a parlare di difesa dei confini e di ponte sullo Stretto, dopo aver incontrato il comandante della Guardia costiera Nicola Carlone e aver chiarito che “il ministero del Mare (affidato al fratello d’Italia Nello Musumeci, ndr) non mi toglie i porti: torneremo a far rispettare i confini e le leggi”. E poi via con tutta la propaganda (proposte dalla difficile realizzazione) cara al leader del Carroccio: abolizione della Legge Fornero, Quota 41, flat tax al 15 per cento, pace fiscale. Insomma, Salvini torna a fare il Salvini: lo sceriffo, quello che citofona ai presunti spacciatori, quello che grida “blocco navale”. Col risultato di rubare la scena al presidente del Consiglio.
“Abbiamo un governo scelto dagli italiani – spiega Salvini a Porta a Porta, intervistato da Bruno Vespa – ma la fiducia non è illimitata. Ci sono state delle fibrillazioni ma l’idea di Paese è chiara: riforme, giustizia, pensioni”. E guerra ai poveri cristi sui barconi e alle navi ong che li soccorrono. Il preludio di un nuovo decreto sicurezza anche se il Kapitano non è più alla guida del Viminale. “Nel primo Consiglio dei ministri ho scambiato qualche parola con il ministro Piantedosi e il ministro Tajani – spiega -. Il ragionamento è salvare vite, prima di tutto, ma non è possibile che le navi di tutto il mondo arrivino unicamente in Italia. Onori ed oneri vanno condivisi, se c’è una nave norvegese si fa un colpo di telefono in Norvegia, se c’è una nave tedesca si fa un colpo di telefono a Berlino”. La sensazione è che quanto accaduto con Carola Rackete presto si ripeterà.