Abbiamo perso un’altra buona occasione, a quanto pare. La multinazionale farmaceutica Catalent pronta ad investire 100 milioni di dollari presso il suo stabilimento italiano di Anagni, alle porte di Frosinone, per incrementare la capacità di produzione di sostanze biologiche, e, in particolare vaccini, c’ha ripensato. Di fronte al muro della burocrazia, dei tempi lunghi, la società ha dirottato il piano di produzione del farmaco anti Covid in Gran Bretagna.
La lentezza della burocrazia italiana legata alle autorizzazioni ambientali, fondamentali per la realizzazione di otto bioreattori nello stabilimento ciociaro, come rivelato dai principali quotidiani, avrebbe spinto la Catalent a decidere di spostare l’investimento nell’Oxfordshire. I soldi messi sul piatto dall’azienda saranno anche di più, ben 160 milioni di dollari. E sempre lì si realizzerà anche un centro di ricerca d’eccellenza per la formazione di alte professionalità nel mondo dell’industria del farmaco, in collaborazione con l’Università di Oxford anziché con quelle di Cassino e Roma, come sarebbe invece avvenuto se il progetto fosse decollato ad Anagni. Ci rendiamo conto?
I problemi della cittadina ciociara sono noti a tutti: Anagni rientra nell’area Sin (Sito di Interesse Nazionale) del Bacino del fiume Sacco, che da anni è oggetto di studi contro l’inquinamento. Quel che è peggio è che tutti ne parlano, ma nessuno fa niente per la bonifica. L’Agenzia di protezione ambientale ha comunicato pochi giorni fa al ministero della Transizione ecologica che il terreno dove dovevano essere effettuati i lavori non è inquinato. Ma ora è tardi per correre ai ripari: l’affare è sfumato, progetti di questa portata invecchiano presto. Abbiamo perso posti di lavoro.
“Le multinazionali non hanno tempo e voglia di star dietro a questa burocrazia vergognosa”, ha detto il sindaco di Anagni Daniele Natalia. Il presidente di Unindustria Lazio Angelo Camilli ha parlato di “conclusione tristissima”. Una vicenda che chiede un intervento del presidente del Consiglio Draghi e del ministro Cingolani. Un vero peccato, anche perché, come sottolinea «Il Corriere della Sera» il sito di Anagni vanta un record mondiale: è il più veloce al mondo per l’infialamento delle medicine. Per ora resta tanta amarezza: la mancata opportunità di veder crescere l’azienda che già infiala ad Anagni i vaccini di Astrazeneca e Johnson & Johnson.