“Una volta che il NextGenEU si esaurirà, non ci sarà più nessuno strumento comune per affrontare gli investimenti per la transizione: 600 miliardi l’anno da qui al 2030”, ha dichiarato Mario Draghi durante una lectio magistralis presso il National Bureau of Economic Research a Cambridge. Queste parole incisive del noto economista e politico italiano pongono l’accento sulla necessità urgente di un salto di qualità deciso e coraggioso per il futuro dell’Unione Europea. Draghi sottolinea la centralità dell’UE e la necessità di una maggiore integrazione per affrontare le sfide contemporanee come il cambiamento climatico, le tensioni geopolitiche e le conseguenze della guerra in Ucraina.
Draghi ha criticato le attuali regole europee sugli aiuti di Stato, sostenendo che “limitano la capacità di affrontare una sfida così immane”. Ha argomentato che è necessario rivedere tali regole al fine di consentire una risposta più efficace e coordinata alle esigenze di investimento per la transizione.
Ha poi parlato delle strategia con cui l’Europa è cresciuta, sostenendo come queste, “ci hanno assicurato prosperità e sicurezza, e cioè affidarci agli Usa per la sicurezza, alla Cina per l’export e alla Russia per l’energia, sono diventate insufficienti, incerte e inattuabili”, sottolineando così la necessità di un’Europa più forte e unita per affrontare le sfide globali attuali.
Draghi ha espresso fiducia nel fatto che gli europei siano “più pronti rispetto a vent’anni fa a prendere la via giusta”, evidenziando un cambiamento nella percezione dei cittadini europei e la loro crescente paura di minacce esterne, come l’invasione russa. Ha affermato che ciò rende i cittadini più disposti a sostenere una maggiore coesione e integrazione europea.
L’ex capo della BCE ha anche sottolineato l’importanza di riforme specifiche, come il patto di stabilità. Tale accordo però deve essere più flessibile rispetto al passato e pronto a recepire le difficoltà di ciascuno Stato membro, senza automatismi che potrebbero causare problemi.
“È essenziale riaprire i trattati per evitare gli errori fin qui compiuti, espandendo la periferia senza rafforzare il centro”, ha sottolineato Draghi, suggerendo che l’allargamento dell’UE ai Balcani e all’Ucraina richieda una revisione dei trattati al fine di garantire una crescita equilibrata e sostenibile.
Draghi ne è convinto, l’Italia in Europa può giocare un ruolo significativo a livello globale, ma solo se vi è “genuina volontà di procedere unita”. Ha suggerito l’emissione di più debito comune per ampliare lo spazio fiscale collettivo a disposizione dell’UE. Ha concluso che tutto ciò richiede una volontà politica e una determinazione a lavorare insieme per il bene comune.
Le parole di Mario Draghi durante la sua lectio magistralis evidenziano la necessità di un salto di qualità deciso e coraggioso per l’Europa. Draghi ha sottolineato la necessità di una maggiore centralizzazione delle funzioni di bilancio e di una revisione delle regole sugli aiuti di Stato per affrontare le sfide globali come il cambiamento climatico, le tensioni geopolitiche e le conseguenze della guerra in Ucraina. Ha enfatizzato l’importanza di un’Europa più forte, coesa e determinata, con una maggiore partecipazione dei Paesi membri. L’UE può giocare un ruolo di rilievo nel panorama globale, ma ciò richiede un impegno comune per perseguire l’integrazione e l’unità.