La sinistra perde il pelo ma non io vizio visto che, sulla politica fiscale, ecco qua che il Pd rilancia il vecchio ritornello dell’aumento delle tasse.
Enrico Letta ha infatti proposto l’assegnazione di una dote in denaro a tutti i diciottenni (15 mila euro a testa era l’ipotesi) per aiutarli a costruire il loro futuro, tassando di più le successioni «di milionari e miliardari». Affermazioni che hanno fatto scoppiare il pandemonio. Con tutto il centrodestra, e non solo, che va all’attacco al grido di «no alla patrimoniale».
Contro Letta si sono schierati sia Giorgia Meloni che Matteo Salvini, usando praticamente le stesse parole: «Lui vuole più tasse e colpire i patrimoni – hanno dichiarato all’unisono – noi vogliamo tagliare le tasse e tutelare chi produce ricchezza e crea lavoro. Il 25 settembre ricordatevelo». «Noi non siamo come Letta che vuole la patrimoniale – ha detto il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani – Ci batteremo per evitare tasse su successione, patrimoniale, case. Basta tasse». Per Maurizio Gasparri (Fi) «a sinistra hanno l’ossessione delle tasse». Ma è soprattutto la Lega a scatenarsi con Borghi («Letta vuole patrimoniale e povertà, noi il contrario»), Tosato («la sinistra spreme gli italiani e vuole i padri contro i figli»), Siri («la patrimoniale è antisociale, no a mance ai giovani») e Bagnai: «Dal Pd odio sociale, serve flat tax non l’esproprio proletario».
La proposta del Pd, però, non convince nemmeno Carlo Calenda («ai 18enni non serve una dote ma un’istruzione di qualità e meno tasse sul lavoro») e viene criticata sia dal presidente dei 5 Stelle Giuseppe Conte («i giovani non vogliono una dote, ma lavoro»), sia Matteo Renzi che parla di proposta «incredibile». «Aumentare la tassa di successione è folle, paghiamo tante tasse, possiamo almeno morire gratis? ».
Tutto il Pd fa ovviamente quadrato col suo segretario indicando la giustizia sociale tra le priorità del suo programma. «Letta ha fatto una proposta per i giovani italiani. Per Salvini e Meloni è inaccettabile – ha twittato il responsabile economico dem, Antonio Misiani –. La destra è così: dice di stare col popolo, ma in realtà difende gli interessi di pochi».