Basta, per favore, ipocrisie. Condoglianze alla famiglia, ma niente agiografie.
Berlusconi in politica ha protetto se stesso e il suo impero economico. Al governo, ha fallito. Il suo impegno politico ha coinciso con una fase di profondo declino economico, sociale e istituzionale dell’Italia. Se non l’ha determinato lui, non lo ha certo evitato o contrastato. Se non siamo sprofondati, tante volte, è solo perché l’Italia ha goduto del salvagente europeo. Ha promesso una rivoluzione liberale che non ha mai realizzato né tantomeno tentato. Per evitare i “comunisti” al governo, ha creato le condizioni perché al governo ci arrivassero poi i populisti e i sovranisti. Non si è limitato, come dice qualcuno, a far quel che voleva nella sua sfera intima: ha messo amanti, pagliacci e lacchè in Parlamento e nelle istituzioni, a spese del contribuente, mentre in Forza Italia avanzavano i teocon. Ha portato il Parlamento della Repubblica italiana a sancire con un voto che Ruby fosse la nipote del presidente dell’Egitto, e tutti i suoi muti hanno votato. Ha cancellato l’Ici, salvo poi portarci sull’orlo del default e condannarci all’Imu, più salata. A Washington ha raccontato la storia della promessa fatta a suo padre di onorare sempre il sacrificio fatto dai soldati anglo-americani nel liberarci, ma a Mosca ci ha svenduto a Putin e al suo gas. Il suo essere simpatico e il suo non aver mai licenziato nessuno è come la cosa dei treni che arrivavano in orario: una storiella buona per le future generazioni di nostalgici, nulla più.
Piercamillo Falasca
Vice segretario Più Europa