La spaccatura di Forza Italia rischia di mettere in seria difficoltà il governo: la guerra tra i falchi ronzulliani e le colombe di Tajani rappresentano infatti una vera e propria bomba ad orologeria per la neo premier Giorgia Meloni.
La senatrice rivendica, per i suoi, posti da sottosegretari e vice ministri, ma la lista consegnata a Meloni è per lo più composta da uomini di Tajani. In aggiunta a questo, oggi esce su Repubblica un’intervista al vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, che sembra una vera e propria dichiarazione di guerra. «Il palio è finito, ora rilanciamo l’azione di Forza Italia. Eliminando i doppi incarichi:chi ne ha uno di governo, lasci quello nel partito», dice senza tanti giri di parole, non rinunciando a pungolare Tajani. «Una giusta riflessione – ha spiegato – l’ha avviata Paolo Zangrillo, ponendosi il problema della compatibilità fra il ruolo di ministro e quello di coordinatore in Piemonte. Credo che analogo ragionamento non potrà che fare Tajani, che al ruolo di coordinatore nazionale somma quelli di ministro, vicepremier e probabilmente di capodelegazione di FI. E lo stesso vale per la neo-ministra Bemini, che è vicecoordinatrice del partito». Insomma, è il caso che Tajani e Bernini scelgano. «È una riflessione che devono fare e risolvere. Ci sono interventi sulla spina dorsale del partito ormai indefettibili, Berlusconi è il primo a saperlo». E a proposito del Cavaliere, gli audio dati in pasto alla stampa hanno sollevato non pochi dubbi sulla postura internazionale del governo. «Berlusconi soffre nel vedere un Putin diverso da quello conosciuto 20 anni fa. Ma vedrete, sarà uno dei protagonisti nel trovare la via della pace, partendo dai diritti ucraini». Quanto al suo discorso al Senato Mulè non ha dubbi: «Farà un discorso alto e nobile, come quelli sempre pronunciati in sedi istituzionali, da non confondere con gli spezzoni rubati altrove.
Berlusconi è quello dell’omaggio al cimitero di Nettuno e dell’intervento al Congresso americano».
Nel frattempo, Alessandro Cattaneo, pavese classe’79, è diventato il nuovo capogruppo alla Camera di Forza Italia. Berlusconiano militante, nella sua lunga carriera politica non si è mai fatto prendere dalla tentazione di lasciare gli azzurri per traslocare in altri partiti. E non certo per mancanza di occasioni: la sua fedeltà ad Arcore è stata granitica. Anche per questo Silvio Berlusconi lo ha scelto per blindare il gruppo azzurro a Montecitorio. Cattaneo sostiene (con coraggio, va detto) che non c’è alcuna rottura in FI e che esiste “una sola Forza Italia, non ci sono distinzioni. Lavoreremo tutti al massimo, senza dare alcuna soddisfazione a chi pensa di dividerci». Peccato, tuttavia, che le lotte intestine siano proprio all’interno. «Ci sono stati troppi agenti esogeni che hanno soffiato sul fuoco. Nelle prossime settimane approfondiremo meglio. Quello che ci tengo a dire però, è che noi abbiamo intenzione di lavorare lealmente con Giorgia Meloni, alla quale consiglierei di rafforzare il suo rapporto con Berlusconi, che in questo frangente ha dimostrato generosità e buonsenso». Insomma, la cronaca politica delle ultime settimane ha raccontato esattamente l’opposto, comunque non resta che stare a vedere. E speriamo di non aver ulteriori sorprese da Forza Italia e dal suo leader.