Il Movimento Cinque Stelle è un partito serio! No, dai, stiamo scherzando… Eppure questa illusione ottica si è prodotta in questi giorni a causa dell’infantile comportamento di Matteo Salvini in Commissione Giustizia. Come un bambino che ha perso la partita e vuol portare via il pallone, Salvini fa le bizze e riesce a far apparire i pentastellati per epigoni di Winston Churchill. Dura veritas sed veritas: questa è la classe dirigente che abbiamo, c’è poco da fare.
Pomo surreale della rocambolesca e discordia sono gli emendamenti al testo Cartabia. All’indomani del fallimento del referendum, che vede peraltro vede il leader della Lega come uno dei principali imputati, riprende l’esame della Riforma della Giustizia che oggi dovrebbe essere approvato in Senato dopo l’ok della Camera e la susseguente sospensione derivante dalla consultazione popolare. I partiti, in Commissione Giustizia, avevano presentato vari emendamenti al testo, ma il Governo ne ha chiesto l’integrale ritiro per accelerare il percorso di approvazione della Riforma mantenendo l’impianto già approvato a Montecitorio. Una forzatura pure questa, indubbiamente, ma giunti a questo punto effettivamente non ha senso ritardare oltre.
Italia Viva “per rispetto a Draghi e a Mattarella” e “per alto senso di responsabilità” (citazioni loro eh!), ha deciso di accogliere l’invito e ha ritirato i ben 86 emendamenti presentati, e così hanno fatto Forza Italia, Leu e persino il “responsabile” Movimento Cinque Stelle. Chi non si è voluto piegare è il diversamente stratega leghista, già Capitano e oggi degradato a caporale. La Lega dapprima ha presentato una serie di emendamenti che riproducevano i quesiti referendari, e poi ha rifiutato categoricamente di ritirarli. Non solo, su uno di questi – riguardo la custodia cautelare – ha chiesto addirittura il voto segreto forzando la mano e incassando un secco no. Voto palese, emendamento respinto e maggioranza salva. Insomma, la montagna che ha partorito il topolino e un capriccio che si è tradotto nell’ennesima sconfitta del leader del Carroccio.
(San) Matteo ha fatto in pochi giorni il terzo miracolo: dopo aver raggiunto il minimo storico in una consultazione referendaria, dopo aver resuscitato le velleità politiche dell’acciaccata ANM, adesso anche ha acceso pure l’illusione ottica a Cinque stelle. Complimenti davvero! E questo è quello che voleva i pieni poteri, così… tanto per ricordare il personaggio! Tornando seri (ed è difficile, visto il protagonista) l’esito di tutto ciò è paradossale. La Lega diventa l’unico partito della maggioranza ad aver approvato la riforma alla Camera e volerla affossare al Senato. Il Carroccio si è impuntato e Salvini stesso ha ribadito: “Se in Parlamento ci sono i numeri la riforma del Csm verrà approvata. Noi abbiamo proposto emendamenti simili ai quesiti referendari. Se altri partiti vogliono una giustizia politicizzata voteranno contro i nostri emendamenti”. Per inciso, quelli che si impuntano in Commissione contro la Riforma Cartabia (che hanno già votato) improvvisandosi garantisti, soffrono però le pene dell’inferno a seguito dell’assoluzione del padre della Boschi! Garantismo a targhe alterne. Come sempre, niente di nuovo!
Il quadro emerso è comunque piuttosto sconfortante: tutto sembra un gigantesco teatrino, un deprimente gioco delle parti, dove tutti giocano la propria partita, del tutto immuni al merito della vicenda. Tutta bassa tattica senza alcuna strategia su un tema così rilevante. Di fronte a tutto ciò, per demerito degli altri, l’unico che può cantare vittoria è il PD il quale, sornione, si dice soddisfatto per la prossima approvazione del testo Cartabia di cui esalta le lodi e nasconde i limiti, senza rinunciare a strumentalizzare il mancato quorum al referendum, facendolo passare per un’assoluta dimostrazione di fiducia rispetto al Parlamento.