di Francesco Rubera
Quando lo Stato allunga i suoi tentacoli sulle libertà, quando si impone in nome della salute pubblica, valore assoluto e primario su tutti i beni dell’uomo, ove neanche la più feroce arroganza riuscirebbe a reggere il confronto, ecco che nessuno può confutare. Si creano gli idoli della verità assoluta, della ragione che svuotano il Parlamento, delegittimato dalla paura popolare, subordinandolo al potere assoluto della scienza asservita ai capi e al presidente dell’esecutivo.
Quando questo avvenne negli anni 20 del secolo scorso, si generò il mostro del totalitarismo, della dittatura. Oggi, sta nascendo un mostro molto più pericoloso di quelli che storicamente conosciamo, perché avallato e non contraddetto dalla sudditanza popolare che confonde la rivoluzione culturale con la rivolta popolare, dando voce e forza al peggior pericolo per le democrazie: la dittatura populista.
Questo governo sta introducendo metodologie di comunicazione che con l’aiuto di esperti e giornalisti assoldati, riesce a distruggere ogni speranza di libertà rimasta in Italia. Il declino delle libertà sta distruggendo l’Italia sotto il ciclone del virus killer. Il fenomeno italiano dimostra che l’opinione di un virologo, assoldato dalla politica, comanda più della politica.
E allora vuol dire che la democrazia è in netto declino. Delegare gli “esperti” che non possono essere contraddetti significa devolvere la democrazia ai tecnocrati, subordinare il parlamento eletto dal popolo democraticamente, al potere esecutivo in nome della salute: bene superiore anche persino alla democrazia.
La democrazia che si affida alla conoscenza della tecnocrazia annullando la libertà di espressione del popolo e’ una democrazia morta, che cede al totalitarismo in nome della scienza che non essendo ancora giunta alla verità sul virus può chiedere e chiudere tutto, anche se basata su mere ipotesi, non importa, qui comanda lei (la scienza).
Epperò avviene che accanto ad una scienza ipotetica che studia, non concretamente sicura, ove esistono pareri incontrovertibili, esiste una politica insicura e grezza che devolve, ma comanda a distanza. E’ il gioco dello Stato che crea il bisogno, per trovare la soluzione, la necessita politica di salvare vite, economia, aziende, insomma, di creare eroi, accanto ad una famiglia da salvaguardare un individuo da tutelare, lo Stato continua a spendere i soldi dei contribuenti, sforando i limiti di ogni ragionevole debito pubblico.
Stiamo andando ad incrociare la schiavitù senza rendercene conto. E quando la scienza viene usata dalla politica per elaborare teorie incontestabili in nome di una tutela di bisogni assoluti, solo allora il progetto assolutistico prende vigore, il popolo si piega.
La Sicilia divisa tra arancini e arancine oggi è tutta arancione. Non è più una battuta o una diatriba popolare tra leggendarie lotte Catanesi contro Palermitani che risalgono a epiche ricette ottocentesche. L’unità dei siciliani è tutto dentro un DPCM creato in nome di una scienza che nessuno conosce, ma che la politica conosce bene. Siamo terra di conquistati in cui trovano sfogo i conquistatori.