Sin dall’inizio del conflitto, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva chiesto a Gerusalemme supporto militare, senza però ottenerlo. Oggi, allo scadere del settantunesimo giorno di guerra, arriva la svolta: secondo fonti governative Israele starebbe infatti valutando l’invio di armi a Kiev.
Non è probabilmente casuale il fatto che la notizia trapeli proprio a pochi giorni dalle esternazioni del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov che, in un’intervista al programma Zona Bianca di Rete Quattro, ha dichiarato che anche Hitler aveva origini ebraiche per giustificare il progetto del Cremlino di “denazificazione” di un paese attualmente governato da un ebreo.
Fino a questo momento, lo Stato ebraico si è limitato a inviare in Ucraina aiuti umanitari, incluso un ospedale da campo, mentre prima dell’intervento di Lavrov, il primo ministro, Naftali Bennett, ha sempre evitato di condannare esplicitamente la Russia, lasciando che fosse il ministro degli Esteri, Yair Lapid, a puntare il dito contro Mosca. Il Cremlino, del resto, ha molte truppe schierate in Siria e ne controlla i cieli: così l’esercito israeliano deve coordinarsi con Mosca per le incursioni aree realizzate per colpire gli obiettivi legati all’Iran e a Hezbollah nel paese. In Russia inoltre vivono centinaia di migliaia di ebrei – e altrettanti sono i cittadini israeliani provenienti dai territori dell’ex Unione Sovietica.
Ma le parole del ministro russo, insieme alle crescenti prove delle atrocità commesse dalle truppe di Vladimir Putin, paiono aver alterato l’equilibrio. Secondo il quotidiano Haaretz, al momento Gerusalemme starebbe comunque considerando esclusivamente l’invio di armi di difesa, nella convinzione che una decisione simile non innescherebbe ripercussioni troppo gravi con Mosca. Tra gli equipaggiamenti considerati, anche il leggendario Iron Dome, il sistema anti-missilistico che aiuta lo Stato ebraico a proteggersi dai razzi provenienti da Gaza.
A spingere Israele verso una presa di posizione più schierata a favore di Kiev sarebbero stati anche gli altri paesi occidentali, Stati Uniti in primis. Secondo il sito di informazione Axios, l’argomento è stato discusso dal consigliere per la Sicurezza Nazionale Jake Sullivan e il suo omologo israeliano Eyal Hulata durante l’incontro tra i due a Washington la scorsa settimana. Inoltre un rappresentante del governo di Gerusalemme ha partecipato al summit organizzato in Germania per discutere degli aiuti militari all’Ucraina, incontro che ha coinvolto oltre 40 paesi.
Un ulteriore segnale che qualcosa potrebbe essere in procinto di muoversi è stato un nuovo colloquio telefonico tra Bennett e Zelensky, proprio nel giorno in cui Israele festeggia il settantaquattresimo anniversario dalla sua fondazione, colloquio reso pubblico dal presidente ucraino.
“Ho condotto proficue trattative con il Primo Ministro Naftali Bennett”, ha twittato Zelensky. “Ho fatto gli auguri a lui e al popolo di Israele nel Giorno dell’Indipendenza! L’ho informato sulla lotta all’aggressore e sulla situazione critica a Mariupol”.
In passato il leader ucraino aveva criticato il governo israeliano per la decisione di non inviare armi a sostegno di Kiev, pur esprimendo apprezzamento per gli aiuti umanitari e i tentativi di mediazione con la Russia portati avanti da Gerusalemme. Nel colloquio Zelensky ha fatto riferimento anche ai commenti di Lavrov, definendoli scandalosi e inaccettabili. I russi ormai “stanno seguendo il concetto di Goebbels e stanno usando la stessa metodologia”, ha ripetuto più tardi il presidente ucraino durante un’intervista all’americana Fox News, facendo riferimento all’architetto della propaganda nazista.