Se prima che i carri armati invadessero l’Ucraina potevamo sperare che tutto si sarebbe risolto per via diplomatica, ora che l’opera devastatrice è drammaticamente in atto, non ci sono più dubbi circa il fatto che Putin voglia prendersi l’ex repubblica sovietica ad ogni costo.
E la minaccia quotidiana rivolta all’Occidente di usare il pulsante nucleare per scoraggiare un intervento o anche solo un sostegno al fianco del Paese aggredito, fa parte del sinistro copione che si è assegnato. Che poi abbia bisogno di accreditare come necessario e finanche giusto l’attacco sferrato contro i cugini ucraini presso la propria opinione pubblica, spiega la manipolazione delle notizie in terra russa, la chiusura dei siti internet e delle radio, la propaganda nelle scuole. E anche il pugno duro verso i giovani manifestanti di piazza rientra nel format tipico di queste situazioni di tensione.
Ma quando si arriva ad arrestare una nonnina ultraottantenne che, inoffensiva, protesta in piazza a San Pietroburgo contro l’azione militare in atto, armata solo di un cartello che inneggia alla pace, ciò vuol dire una cosa: che il regime ha dannatamente paura. E un regime che ha paura è pronto a tutto, anche al peggio. Per questo motivo l’Europa e tutto l’Occidente farebbero bene a prepararsi allo scenario peggiore di sempre.
Non possiamo farci trovare una volta ancora impreparati e spiazzati dalla nostra fiduciosa, ingenua e irrimediabile cultura della speranza.