Le alte sfere del mondo militare russo avevano messo in guardia Putin dall’invadere l’Ucraina. Mentre la intelligence forniva report farlocchi dicendo che i russi sarebbero stati accolti come dei liberatori dagli ucraini, ex generali come Leonid Ivashov non più tardi di un mese fa si schieravano contro l’intervento. Accuse che Ivashov ha confermato recentemente al New York Times.
Ivashov, ex responsabile della cooperazione militare internazionale della Difesa russa, in una lettera del 31 gennaio scorso a nome dell’Associazione ufficiali in congedo, scriveva: “La situazione che viene alimentata da parte di certe forze interne attorno all’Ucraina è del tutto artificiale”. Il generale ridimensionava anche le accuse di Mosca a Kiev sul presunto ‘genocidio’ nel Donbass: “Queste accuse non sono state mai denunciate né davanti all’Onu né all’Osce”.
Non solo. Ivashov criticava pesantemente la politica estera del Cremlino. “Il nostro modello ha isolato la Russia da tutti i nostri vicini,” arrivando a dire che “l’uso della forza contro l’Ucraina metterà in forse l’esistenza stessa della Russia come Stato”. “Noi ufficiali russi chiediamo al presidente di rinunciare alla criminosa politica intesa a provocare una guerra in cui la Russia si troverà sola contro le forze unite dell’Occidente. E chiediamo che si dimetta”.
E ancora, parlando con il New York Times, “La Russia sarà colpita da pesanti sanzioni, si trasformerà in un paria internazionale e probabilmente verrà privata dello status di Paese indipendente”.