Il mondo è diventato pericoloso per gli avvocati. Come ben noto, in ogni paese governato da un’autocrazia, l’avvocato, in quanto percepito come testimone di una verità altra rispetto a quella “di Stato” subisce un pregiudizio ingente in termini di libertà e spesso anche in termini di incolumità fisica. Oggi, a causa di quello che sta accadendo in Ucraina, la Russia è divenuta un posto ancor più pericoloso per i legali.
Gli eccessi del tiranno Putin non si manifestano solo all’esterno con una politica belligerante e neoimperialista il cui prezzo lo stiamo pagando tutti in queste settimane (ucraini “in primis”), ma la vena dispotica dell’autocrate moscovita si manifesta anche all’interno. Attraverso una politica fortemente repressiva delle libertà e del dissenso dei tanti russi – e ce ne sono tanti davvero – che questa guerra non la volevano, non la vogliono e la contestano fermamente. Spesso, come novelli carbonari, si danno appuntamento tramite la chat Telegram per organizzare improvvisate, e tuttavia assai numerose manifestazioni, contro l’invasione. Potenzialmente, un pericolo notevole per Putin che non può assolutamente consentire un’opinione pubblica interna a sé contraria né alcuna messa in discussione delle proprie decisioni, anche quando, come in questo caso, si rivelano illegittime e politicamente suicide. Perciò, ecco che la scure repressiva si abbatte feroce. La Duma infatti ha approvato una serie di emendamenti al codice penale che prevedono un inasprimento delle sanzioni (fino a 15 anni di carcere) e un allargamento del numero delle condotte punibili che, di fatto, diventa talmente vago da poter includere qualsiasi cosa. E infatti, vengono colpiti giornalisti, politici di opposizione, intellettuali, e persone comuni la cui unica colpa è dire NO all’invasione russa; “Not in my name”, come si diceva qualche tempo fa.
In questa cornice di riferimento, si inquadra lo stigma a carico degli avvocati e in particolare dei difensori dei manifestanti, in quanto testimoni, come si diceva, di una verità altra, di un punto di vista diverso da quello forzosamente dominante, di un anelito di libertà e di democrazia in parole semplici (si fa per dire!). Lo spiega bene l’Avv. Aleksei Kalugin in una intervista al “Dubbio”, quotidiano dell’avvocatura italiana. Esperto di tutela dei diritti umani, l’Avv. Kalugin si è trovato a difendere alcuni degli arrestati delle manifestazioni “no war” di San Pietroburgo e a condividerne, ahimè, la sorte. Egli narra della negazione di ogni più elementare diritto degli arrestati e della estrema difficoltà a svolgere le attività difensive per gli avvocati, fra cui l’impossibilità di conferire con i propri assistiti per ore. Ma non solo. In una bizzarra sorte, invero comune in tutte le parti del globo, gli avvocati vengono assimilati ai propri assistiti nella condotta illecita (vera o presunta che sia) e pertanto, in Russia, chi difende i manifestanti è automaticamente tacciato dalle forze di polizia come “neonazista”, e trattato come tale. Da qui, minacce, violenze fisiche (ammanettato, sbattuto contro un cancello e fatto cadere a terra ) e psicologiche (minaccia di incriminazioni gravi e di fargli cessare l’attività forense) che lo hanno visto vittima in balia delle forze dell’ordine, da tempo divenuta vera e propria polizia politica. Situazione comune a tanti colleghi, peraltro.
Ora, non c’è bisogno di essere esperti per comprendere che in Russia non esiste, per storia e tradizione, una concezione liberaldemocratica dello Stato di diritto e pertanto non dovremmo stupirci più di tanto di quanto sta avvenendo. Tuttavia, una riflessione si impone. Quando si impedisce a un avvocato di fare il proprio lavoro, si afferma chiaramente che in quello Stato non esiste la Giustizia. Essa è solo funzione della repressione politica. Come dice l’Avv. Kalugin, quando non si consente la difesa dei diritti più elementari delle persone, si rinuncia alla formazione e alla crescita di uno stato moderno; il che equivale a riportare l’orologio della storia a epoche arcaiche, che, guarda caso, è proprio parte del disegno neo-zarista del tiranno moscovita che sta alla base anche dell’invasione dell’Ucraina. Insomma, tutto torna con precisa coincidenza sia sul fronte esterno che su quello interno. Da anni ormai, si sta costituendo uno stato totalitario nel silenzio e con la complicità dell’Occidente, completamente anestetizzato.
Ma di fronte alla tragedia immane che stiamo vivendo in queste settimane, non possiamo tacere. Non possiamo voltarci dall’altra parte! Abbiamo il dovere morale di diffondere queste notizie smascherando le falsità e la propaganda violenta di un regime sempre più dispotico e illiberale.
Per dirla con l’Avv. Kalugin, e rispondendo a uno dei cardini della professione forense (per rendere omaggio agli avvocati russi), dobbiamo assolvere al dovere di Verità. Per gli ucraini, per i russi, ma soprattutto per noi.