C’è un fatto dell’inchiesta che vede indagato per violenza sessuale il ventunenne Leonardo Apache La Russa, figlio del Presidente del Senato, che “stona” (per citare Giorgia Meloni) con il contegno che dovrebbe avere la seconda carica dello stato.
Ieri gli investigatori hanno fatto copie dei telefoni della presunta vittima e delle sue amiche (telefonate, chat e contenuti dei dispositivi), ma non è stato possibile sequestrare il telefono dell’accusato, Leonardo La Russa. La SIM del suo smartphone è infatti intestata al padre ed è pertanto protetta dalle garanzie costituzionali previste per i parlamentari.
Non c’è alcuna questione sul fatto che ci sia l’immunità, così come è altrettanto evidente che il telefono in questione, seppur intestato al Presidente del Senato, fosse nell’esclusivo uso del suo figlio e dunque che all’interno non ci siano telefonate, messaggi, ecc. che riguardino l’attività parlamentare costituzionalmente tutelata.
Detto ciò, al di là del necessario iter previsto dalla legge, ovvero un voto del Senato per l’autorizzazione a procedere al sequestro del telefono, è altrettanto indubbio che nulla vieta, anzi in questo caso l’istituzione che si rappresenta e la morale impone che Ignazio La Russa consegni spontaneamente il cellulare al fine di poterlo analizzare ed estrarre ogni informazione utile all’accertamento della verità, non solo a carico, ma anche a discarico del figlio indagato.
La Russa e l’innocenza del figlio: tra sessismo manifesto e silenzio dovuto. E Giorgia cosa dice?
Ed infatti non c’è nessun motivo per il quale la seconda carica dello Stato (avvocato penalista nella vita) non debba adoperarsi per il raggiungimento della verità, “agevolando” il compimento di un atto necessario all’accertamento della verità nell’interesse non solo della vittima, ma anche del figlio soprattutto.
Pertanto, caro Ignazio, egregio Signor Presidente del Senato, per amore di giustizia, consegna spontaneamente agli inquirenti il “tuo” cellulare nel quale di certo non ci saranno segreti di stato da svelare, ma sicuramente informazioni necessarie per fare finalmente luce su una vicenda che ha già fatto troppe vittime.
Caro presidente, non abbiamo alcun motivo di dubitare della tua certezza che tuo figlio Leonardo “non abbia compiuto alcun atto penalmente rilevante”. Ti chiediamo solamente di fare tutto ciò che è in tuo potere per riuscire ad accertarlo.