“Vladimir Putin non è interessato ai valori cristiani. Altrimenti non bombarderebbe le sue stesse chiese in Ucraina. Non raderebbe al suolo intere città come Mariupol, senza alcuna misericordia per la popolazione civile e per i fedeli ortodossi. Dov’è la fraternità tra popolo russo e ucraino?”. La chiesa ortodossa ucraina ora si ribella alla “sorella” di Mosca e medita lo scisma. Perché tra le parrocchie finite sotto le bombe russe la rabbia e il malumore contro il patriarcato di Kirill che sostiene la guerra di Putin stanno dilagando. E i fedeli ortodossi, devastati nel corpo e nello spirito dall’invasione, non riconoscono più Mosca come il centro spirituale della loro religione.
Ma non solo gli ucraini sono giustamente in polemica con il potere religioso di Kirill. Come svelato a Repubblica da Evstratij Zoria, arcivescovo di Chernihiv e Nizhyn e portavoce del Santo Sinodo, tra i capi della chiesa ortodossa ucraina, sono già più di cento le parrocchie russe che hanno voltato le spalle a Mosca e si sono unite alla chiesa ortodossa autocefala ucraina, secondo quanto riferito ieri dal primate, il metropolita di Kiev, Epifanio, che ha chiaramente invitato i fedeli russi a ribellarsi contro il patriarca Kirill.
Secondo Zoria, Kirill con il suo “discorso farsa” si è buttato ai piedi di Putin non soltanto perché la chiesa di Mosca è sempre stata “un dipartimento dello Stato russo”, ma anche e soprattutto per conservare il suo ruolo di capo spirituale della chiesa russa, insidiato da Tikhon Shevkunov, metropolita di Pskov, fanatica e fedelissima guida spirituale del nuovo zar, che mira col sostegno del Cremlino a prendere il posto dell’attuale patriarca.
I primi ad attuare lo scisma sono stati i fedeli del monastero della Resurrezione di Cristo di Leopoli. “Kirill è satana” dice Andriy Matyla, il guardiano della struttura ottocentesca che ora accoglie i profughi rimasti senza niente e costretti a scappare. “Ecco i risultati dell’umanità di Putin e Kirill – attacca -, del loro amore per i ‘fratelli ucraini’: milioni di fedeli in fuga dalle loro bombe”. “Alla fine della guerra – interviene l’abate del monastero, Padre Giobbe – la separazione sarà completata: la chiesa ortodossa russa non esisterà più, in Ucraina. Perché la rivolta è politica, non riguarda la fede: mai ci saremmo aspettati dal nostro patriarca a Mosca che potesse benedire le bombe. Sono stati i miei parrocchiani a chiedermi di separarci dalla Russia, questa è una rivoluzione dal basso. Se non la faranno i vescovi, la faranno i fedeli”.