La guerra della Russia in Ucraina ha “ucciso 103 bambini”. È quanto afferma oggi il procuratore generale di Kiev Iryna Venediktova. Dal 24 febbraio, giorno in cui sono scattate le operazioni militari di Mosca, almeno cento i minori che sono rimasti feriti. Tra questi anche Sasha, 9 anni, raggiunta da un proiettile ad Hostomel, sobborgo a nord ovest di Kiev, mentre stava scappando con i genitori e la sorella. Da quell’attacco in auto, il padre non è uscito vivo. Le tre donne si sono rifugiate in una cantina ed è lì che il braccio della piccola Sasha ha iniziato ad andare in cancrena. Non ricorda molto di quei drammatici momenti nel sotterraneo, rammenta solo di essersi svegliata al Central Irpin Hospital, dove l’aveva portata un gruppo di volontari con una barella di fortuna, circondata da medici che, pur rassicurandola, le ripetevano che non c’era che una via percorribile: l’amputazione dell’arto. Sasha non è l’unica. «Abbiamo visto decine e decine di ferite come le sue, anche sui bambini», le parole dei chirurghi alla madre.
Uscita dalla sala operatoria Sasha ha aperto gli occhi e accanto a lei c’era un angelo, una delle tante infermiere che si stanno dando da fare in guerra per salvare più vite possibile. La prima domanda che le è venuta è la più semplice di tutte: ho ancora la mia mano? «Non sapevo cosa dire. Non sapevo se mentire o dirle la verità», ha raccontato l’infermiera che si è presa cura di lei. Subito dopo la richiesta di un braccio nuovo, artificiale. Non ha pianto Sasha: «Ci ha ringraziato per averle salvato la vita e per essersi presa cura di lei». A chiunque va a trovarla però fa sempre la stessa domanda: «Non so perché i russi mi abbiano sparato. Spero sia stato un incidente e che non intendessero farmi del male». Nessuno ha avuto la forza di dirle la verità. Del resto come si fanno a spiegare ad una bambina certe cose. Troppo dolore. Aveva ragione Albert Camus: «Quando scoppia una guerra, la gente dice: ‘Non durerà, è cosa troppo stupida’. E non vi è dubbio che una guerra sia davvero troppo stupida, ma questo non le impedisce di durare». E questo conflitto voluto dalla Russia non è diverso dagli altri.
Come regalo per i suoi 9 anni, compiuti pochi giorni prima, Sasha ha chiesto un nuovo braccio artificiale. Lo vuole rosa e ricoperto di fiori. Un modo forse per esorcizzare la paura; il disperato tentativo di dare un senso a questa folle guerra che lo zar Putin si ostina a voler condurre. Sasha fino a poche settimane fa conduceva un’esistenza normale: giocava, usciva con i genitori e andava a scuola. Ora, per salvarle la vita, i medici le hanno dovuto amputare il braccio sinistro. Assurdo, incredibilmente straziante. Le bombe sulle case, scuole e asili continuano a fare vittime tra i civili. E non risparmiano i più piccoli. Alcuni sono riusciti a fuggire, altri purtroppo sono intrappolati nelle città sotto assedio.