Lucido come sempre, Sabino Cassese, professore eminente di diritto costituzionale, difende le ragioni della difesa anche armata dell’Ucraina di fronte all’aggressione russa. Mentre la guerra infuria sempre più cruenta, i pacifinti nostrani continuano a invocare la Costituzione violata come presupposto e base ideologica del loro ragionamento. Il punto è che lo fanno completamente a sproposito e Cassese lo spiega molto bene.
La Costituzione italiana ripudia la guerra come strumento di offesa, ma non la esclude come extrema ratio in caso di difesa (legittima e proporzionata), nel quadro ovviamente delle alleanze internazionali e dei trattati sottoscritti dal nostro Paese. E, in questo caso, il combinato disposto degli artt. 10 e 11 Cost. consentono anche l’invio delle armi al popolo ucraino. Cassese ci tiene a sottolineare questo punto, perché ciò di cui si tratta è inviare dei mezzi di difesa ma non dei soldati sul campo. La differenza potrebbe sembrare ininfluente e invece è sostanziale dal punto di vista del diritto e della Costituzione. Non si tratta di “partecipare a una guerra”, né tantomeno di “muovere guerra alla Russia”. Al contrario, l’azione della comunità internazionale è di supporto, mediante l’invio di strumenti atti a consentire agli aggrediti di resistere e di continuare a combattere una guerra (anche in nostro favore, sarebbe il caso di aggiungere!) da loro mai voluta e che, anzi, hanno subito per iniziativa unilaterale e immotivata da parte della Russia. In questo contesto, dunque, tale attività di supporto è pienamente giustificata alla luce di quanto stabilito dagli organi internazionali cui noi abbiamo costituzionalmente “ceduto” parte della sovranità a norma dell’art. 11 Cost.
D’altra parte, l’Assemblea generale dell’ONU con una larghissima maggioranza ha condannato la barbara invasione di Putin a danno dell’Ucraina e la stessa Corte internazionale dell’Aja ha intimato la sospensione delle ostilità al tiranno russo, purtroppo invano. E’, infatti, appena il caso di ricordare che Putin a più riprese ha chiarito di non volersi sedere al tavolo dei negoziati se non dopo la propria vittoria militare e che comunque mai ha ordinato un cessate il fuoco nemmeno provvisorio… nemmeno per consentire l’ evacuazione dei civili dalle città bombardate e assediate. Ed è evidente – ricorda ancora Cassese – che in mancanza della volontà negoziale da parte di uno dei contendenti, non vi è possibilità alcuna di trattativa con la conseguenza che il ricorso alla difesa, anche armata, diventa naturale, purché ovviamente essa sia proporzionata all’offesa.
Innanzi a una controparte che si rifiuta pervicacemente di adempiere a quanto indicato dagli organismi internazionali e di fronte alla palese violazione di tutte le norme di diritto, si dovrebbe applicare, secondo il professor Cassese, una sorta di legittima difesa internazionale per la quale non è punibile uno stato che ne soccorra un altro di fronte a una aggressione illegittima e ingiusta.
Cassese propone una provocatoria interpretazione analogica del nostro codice penale che, per quanto forzata in termini di stretto diritto, risulta estremamente efficace per smascherare l’inganno dei pacifisti e di chi pelosamente invoca la Costituzione per giustificare nel migliore dei casi la propria viltà, nel peggiore la propria contiguità al tiranno. Sabino Cassese ci vuol dire, in sostanza, che l’invio delle armi a Kiev non viola alcuna norma costituzionale e strumentalizzare in tal modo la Costituzione non è ammissibile. Se ne facciano una ragione i vari Orsini, Santoro, Salvini e quanti continuano a urlare fandonie per giustificare Putin.
Le cause di questa guerra sono evidenti e tali rimangono, nonostante siano passati più di 100 giorni, e nonostante la triste familiarità dell’orrore con il quale abbiamo imparato a convivere. L’invasione da parte della Russia nei confronti di uno Stato sovrano senza motivo alcuno e senza nessun passaggio nei consessi internazionali, rendono questo atto semplicemente illegittimo (oltre che immorale) e di fronte a tale illegittimità e immoralità non esiste altra strada che la difesa con ogni mezzo necessario della parte aggredita.
Senza giustizia non c’è pace.