Per Kristalina Georgieva, direttrice operativa del Fondo monetario internazionale (FMI), il conflitto in Ucraina rallenta la crescita economica nella maggior parte dei Paesi del mondo. “La ripresa globale stava già perdendo slancio prima della guerra in Ucraina in parte a causa delle interruzioni legate alla variante Omicron. A gennaio abbiamo abbassato la nostra previsione di crescita globale al 4,4% per il 2022. Da allora, le prospettive si sono deteriorate sostanzialmente, in parte a causa della guerra e delle sue ripercussioni”, ha detto Georgieva.
Ad aggravare il quadro complessivo le sanzioni verso Mosca, l’irrigidimento delle politiche monetarie, il nuovo lockdown in Cina, ma soprattutto l’aumento dell’inflazione. Georgieva per questa ragione ha chiesto l’intervento immediato delle banche centrali, che “dovrebbero agire in modo più deciso”. La direttrice operativa del FMI ha sottolineato: “Le conseguenze economiche della guerra hanno colpito duramente le persone più vulnerabili del mondo”.
La crescita economica subirà un declassamento per il 2022 che con tutta probabilità continuerà anche nel 2023. Stando alle stime del Fmi, 143 economie statali avranno una “massiccia battuta d’arresto”. Nonostante questo per la maggior parte dei Paesi la crescita rimarrà ancora in territorio positivo. Nessuna recessione, ma “la guerra è nemica dello sviluppo”, ha detto l’esperta. Cristallina Georgieva, fotografando la realtà coeva, ha poi precisato: “Queste doppie crisi, pandemia e guerra, e la nostra capacità di affrontarle sono ulteriormente complicate da un altro rischio crescente: la frammentazione dell’economia mondiale in blocchi geopolitici, con diversi standard commerciali e tecnologici, sistemi di pagamento e valute di riserva”.
Il Fondo rivelerà le ultime stime aggiornate la prossima settimana. Secondo la Banca Mondiale la contrazione del Pil può arrivare fino al 45%. L’inflazione per la Banca Centrale Ucraina potrà superare il 20% nel 2022. Stando a varie fonti Mosca pagherà il conflitto che ha scatenato con un calo del Pil tra il 13 e il 15%. Secondo l’International Institute of Finance il crollo potrebbe superare il 20% in caso di embargo completo su carbone, gas e petrolio da parte di Usa, Unione Europea e Regno Unito.