di Massimiliano Urbano
Il 2020 purtroppo non inizia sotto i migliori auspici. Verso la mezzanotte del 3 gennaio il presidente americano Donald Trump, in prima persona, ha dato ordine di attaccare ed uccidere in un raid il generale iraniano Qasem Soleimani, capo della Niru-ye Qods, l’unità delle Guardie Rivoluzionarie, il più capace ed influente stratega militare al servizio di Teheran nonché una delle figure più carismatiche ed amate dalla popolazione della Repubblica Islamica.
La rete sovranista si è subito mobilitata imbastendo una campagna di propaganda tutta tesa a dimostrare che il generale Soleimani fosse in realtà un nemico della pace mondiale assimilabile a gente come Osama Bin Laden o Al-Baghdadi. La sua uccisione ci viene quindi presentata come una ritorsione doverosa ed auspicabile. In Italia un compiaciutissimo Matteo Salvini, con partecipazione quasi virante al giubilo, ha dichiarato testualmente: “Ringrazio Donald Trump e la democrazia americana per aver eliminato Soleimani, uno degli uomini più pericolosi e spietati al mondo, un terrorista islamico, un nemico dell’Occidente, di Israele, dei diritti e delle libertà”.
Ebbene, forse al leader leghista e a tutta la curva sovranista osannante sfuggono un paio di semplici concetti: in primo luogo, l’eliminazione di Soleimani potrebbe essere considerata, a giusto titolo, una vera e propria aggressione, una dichiarazione di guerra. Il generale ucciso era infatti un esponente di primo piano delle forze armate regolari del suo Paese. A norma del diritto internazionale, l’Iran potrebbe tranquillamente far valere le proprie tesi in consessi internazionali quali l’ONU. E le ritorsioni odierne contro le basi americane in Iraq non sono tardate ad arrivare. In seconda battuta, fare gli ultrà di Trump è un comportamento rischioso ed irresponsabile poiché mette in pericolo i tanti militari italiani in questo momento all’estero, impegnati in situazioni scomode ed in contesti caldi.
C’è da chiedersi ora cosa accadrà ?Molto probabilmente assisteremo nei prossimi mesi ad un accentuarsi della crisi con anche possibili attentati contro obiettivi americani all’estero, come accaduto in Iraq. Purtroppo temo si ritornerà ai livelli degli anni 90. E’ un po’ l’infausto destino di quella zona del mondo così ricca di strategiche risorse naturali, perennemente contesa e vittima di false rivoluzioni, colpi di stato ed ingerenze straniere.