Giorgia Meloni si sente sempre più minacciata dal possibile ritorno in auge di Matteo Salvini e dalla sua virata sovranista. Anche oggi la situazione immigrazione, con settemila migranti presenti negli spot di Lampedusa, rimane al centro del dibattito politico italiano, e diventa il vero oggetto della disputa tra i due principali partiti di governo, con Salvini pronto a calvare l’onda per acquistare consensi.
Uno dei principali timori di Giorgia Meloni è la possibilità di una “Rifondazione populista” guidata da Matteo Salvini, che potrebbe mettere in discussione le basi su cui ha costruito la sua carriera politica. Meloni, che in passato ha cercato di essere l’alfiere del populismo italiano, abbracciando un discorso anti-europeo, critico delle regole europee, ostile all’immigrazione e orientato a creare un nemico esterno, e ora costretta ad un moderatismo di facciata, essenziale per mantenere i rapporti internazionali, comprende bene il pericolo in corso per il suo partito, insidiato da una Lega che non gestendo direttamente la situazione attraverso il ministero, può permettersi di cavalcare la crisi migratoria.
Salvini ha deciso di ritornare alle sue radici sovraniste, quelle che gli permisero di raggiungere il 30% di voti, e di focalizzarsi sull’immigrazione come tema centrale. Questo cambio di posizione mette in difficoltà Giorgia Meloni, che si trova ora a dover bilanciare la sua posizione euroscettica e sovranista, essenziale in questo momento per fronteggiare la Lega, con l’appoggio al nuovo incarico europeo di Draghi, sintomo della necessità di un moderatismo di governo.
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La questione dell’immigrazione è diventata il principale campo di battaglia politico, con Salvini che sfrutta il problema delle migrazioni per ottenere consensi. La situazione a Lampedusa, con migliaia di migranti in arrivo e una gestione apparentemente disorganizzata, ha evidenziato le lacune del governo nell’affrontare il problema in modo efficace. Salvini vuole coglierne i frutti.
Meloni rimane così intrappolata tra le richieste del suo alleato di coalizione, che chiede leggi più rigide sulla sicurezza, e la necessità di mantenere un rapporto positivo con il Presidente della Repubblica e la comunità internazionale. La decisione di istituire un comitato guidato da Alfredo Mantovano sembra essere stata un tentativo di guadagnare tempo, ma ha portato solo a una paralisi politica.
La campagna per le europee è ufficialmente iniziata, e Salvini ha deciso di giocare l’asso alla prima mano. Vedremo come finirà la partita.