Il presidente del Consiglio Mario Draghi insiste nel proposito di vendere per davvero Ita Airways, rispettando quanto il suo governo si era già impegnato a fare con un decreto lo scorso febbraio. L’ex numero uno della Bce intende cedere la compagnia aerea nazionale a condizioni soddisfacenti in primo luogo per le entrate economiche, ma anche per altre due ragioni: lo scenario di nuove numerose assunzioni di lavoratrici e lavoratori da un lato e la qualità dei compratori dall’altro. Il premier è deciso a vendere nonostante sia il suo un esecutivo dimissionario e manchi pochissimo alle elezioni politiche. E le pressioni di Giorgia Meloni, che continua a ripetere «Draghi non doveva andare così avanti. Manca una strategia di difesa della compagnia di bandiera. Ita è un altro pezzo d’Italia che se ne va», non sembrano affatto intimorire l’economista, che anzi accelera.
Nei giorni scorsi è iniziata la trattativa in esclusiva con la cordata tra Certares, Air France e Delta. E come si legge su «Repubblica» il ministero dell’Economia, che gestisce la privatizzazione, ha chiarito che se i compratori daranno risposte a tutte le richieste del governo, il ministero firmerà presto un «atto vincolante» di cessione della compagnia. Vincolante vuol dire che il prossimo esecutivo non potrebbe tornare indietro. In realtà, Draghi e i suoi consulenti hanno sul tavolo due dossier: il primo, definito da Aldo Fontanarosa su «Repubblica», più “dolce”, che consiste in una preliminare di cessione, che consentirebbe al nuovo governo di strappare l’accordo assunto dal precedente esecutivo, ma versando agli acquirenti cifre piuttosto importanti come penale; il secondo invece è quello “accelerato” e comporterebbe che il ministero, su mandato della Presidenza del Consiglio, salti tutta una serie di atti intermedi e arrivi ad una formula definitiva di vendita. Spetterà a Mario Draghi indirizzare l’Economia verso uno dei due indirizzi.
Ad inizio mese la leader di FdI aveva chiesto uno stop sul dossier al governo guidato dall’ex dirigente della Bce: «Dal 25 settembre in poi tutto potrà cambiare e al rilancio della nostra compagnia aerea di bandiera penserà chi governerà . Ora che abbiamo affrontato sacrifici indicibili per comprimerne i costi, occorre valutare con attenzione la presenza dello Stato nella compagnia e la partecipazione azionaria di altri partner». A dar torto alla Meloni e ragione a Draghi è oggi Sabino Cassese, ex giudice della Corte Costituzionale: per lui, anche se dimissionario dal 21 luglio 2022, l’attuale governo può vendere Ita Airways senza abusare dei propri poteri e senza violare la legge. Anzi Draghi deve ormai alienare la compagnia aerea per almeno tre ragioni: perché è «vincolato» dal decreto, il Dpcm di marzo 2022 che regola la privatizzazione; perché si è impegnato con l’Ue a portare Ita in un’alleanza mondiale; infine perché la cessione è un punto fondamentale del business plan, del piano di sviluppo industriale del vettore. Dunque nessun abuso di potere da parte di Draghi: è inutile che il partito di Giorgia Meloni continui a minacciare ricorsi alla Corte costituzionale o al Tar contro la privatizzazione.
Sabino Cassese ricorda anche che «l’attività amministrativa è sempre retta dal principio di continuità e non subisce alcuna limitazione o sospensione», quando il governo è dimissionario e in uscita. Dunque «i procedimenti in corso vanno portati a compimento e comunque non vanno interrotti». Nel caso specifico di Ita Airways, chiarisce a «Repubblica» il giurista, «la procedura di alienazione non va fermata»; e al contrario «deve» essere portata a compimento. La vera violazione di legge sarebbe interrompere un processo che è «interamente definito» dalla normativa.