“La morte intorno. La vita che sembra perdere di valore. Tutto cambia in pochi secondi. L’esistenza, le giornate, la spensieratezza della neve d’inverno, l’andare a prendere i bambini a scuola, il lavoro, gli abbracci, le amicizie… tutto. Tutto perde improvvisamente valore. Dove sei Signore? Dove ti sei nascosto? Vogliamo la nostra vita di prima. Perché tutto questo? Quale colpa abbiamo commesso? Perché ci hai abbandonato? Perché hai abbandonato i nostri popoli? Perché hai spaccato in questo modo le nostre famiglie? Perché non abbiamo più la voglia di sognare e di vivere? Perché le nostre terre sono diventate tenebrose come il Golgota? Le lacrime sono finite. La rabbia ha lasciato il passo alla rassegnazione. Sappiamo che Tu ci ami, Signore, ma non lo sentiamo questo amore e questa cosa ci fa impazzire. Ci svegliamo al mattino e per qualche secondo siamo felici, ma poi ci ricordiamo subito quanto sarà difficile riconciliarci. Signore dove sei? Parla nel silenzio della morte e della divisione ed insegnaci a fare pace, ad essere fratelli e sorelle, a ricostruire ciò che le bombe avrebbero voluto annientare”.
La condivisione del peso della croce di Cristo. Albina, una donna russa, e Irina, una donna ucraina, portano insieme il simbolo della morte e resurrezione di Gesù durante la Via Crucis del venerdì santo a Roma al Colosseo con Papa Francesco. L’unità davanti alle divisioni. Bel messaggio, certamente volto alla pace.
Ma l’equidistanza purtroppo non aiuta a comprendere. Non serve ad alleviare il martirio di un popolo. La ostentata comunione di due paesi interessati da una guerra fratricida non può certo cancellare la verità, e cioè che sono gli ucraini a diventare l’agnello di Dio, con le loro atroci sofferenze che si trasformano in colpi di lancia nel costato.
Le immagini di Bucha sono troppo presenti anche nella notte della Via Crucis per dimenticare, anche di fronte ad un abbraccio che è messaggio di fraternità, da quale parte sta il male assoluto. Anche se simbolicamente e anche se con un fine certamente apprezzabile, mettere insieme, sullo stesso piano, come se le responsabilità della guerra fossero divise in egual misura, Russia e Ucraina è un errore storico incomprensibile. Una distorsione della realtà. Perché in questa maledetta e sanguinosa guerra chi è aggredito e chi aggredisce è chiaro, è sotto gli occhi di tutti. Ed è pertanto comprensibile che, a fronte di questa asimmetrica visione della realtà, il rito del Colosseo, trasmesso in mondovisione, non sia andato in onda sulle tv ucraine, boicottato dai media cattolici ucraini. Che forse più di Roma, gioco forza, hanno la consapevolezza di chi è davvero a portare il peso della croce di Cristo.