Morire per colpa degli intransigenti standard Consip. Succede anche questo nell’Italia flagellata dal coronavirus, dove è la burocrazia, travestita da centrale acquisti, ad avere diritto di vita o di morte sui malati di Covid-19. Come se la situazione, specie nel Nord Italia, non fosse già complicata di suo, ci si mettono anche i burocrati a complicare le cose: Consip ha infatti bloccato l’acquisto dei ventilatori polmonari, necessari agli ospedali italiani per salvare la vita dei pazienti affetti coronavirus, perché il loro prezzo non è ritenuto consono agli standard della centrale acquisti dello Stato.
Lo svela oggi Piero Sansonetti sul Riformista, riprendendo a propria volta i casi citati giorni da Nicola Porto giorni fa sul Giornale. Ed ecco che gli episodi in Italia si moltiplicano: ospedali i cui lavori di ampliamento vengono bloccati, mascherine che non possono essere acquistate – per la non congruità agli standard di cui sopra – mentre a Brescia i medici sono senza difese nel curare i malati in trincea. E mentre tutta Italia plaude allo sblocco da parte del Governo di diversi miliardi di euro per la sanità e tutti postano l’immagine dell’infermiera che abbraccia il tricolore a forma di stivale come fosse un figlio, la realtà è che neppure nel momento di più estrema emergenza si riesce a semplificare la macchina organizzativa dello Stato. Al punto da paralizzare anche gli interventi più urgenti ed essenziali.
E il problema è tanto più serio quanto più questo immobilismo in fondo non fa che rispecchiare l’incapacità della politica italiana di governare i processi di sviluppo, in ogni campo e ad ogni livello. Una malattia atavica, che nell’ultimo quarto di secolo ha raggiunto livelli imbarazzanti. La burocrazia al potere è una morbo mortale tanto quanto il Covid-19. Ed è virale allo stesso modo, poiché ha invaso lo spazio vitale del decisionismo politico fino a spodestarlo. Ed è paradossale, ha ragione Sansonetti, che ciò sia avvenuto soprattutto nei due decenni della Seconda Repubblica.
“Negli ultimi 25 anni, in Italia – finita la Dc, sepolto il craxismo, archiviato il catto-comunismo – hanno governato (fino al 2018) gruppi politici liberali – scrive Sansonetti -. Estremamente e radicalmente liberali (sul piano delle idee e dei programmi) come le forze radunate attorno a Berlusconi; o più moderatamente liberali, come i partiti guidati da Prodi, da D’Alema, da Veltroni, da Bersani e Renzi. E ciononostante, di liberale, in Italia, non è stato fatto pressoché niente. Forse si è realizzata una distribuzione del reddito dal basso verso l’alto. Ma questa non è l’essenza del liberalismo, questo è solo socialismo alla rovescia. L’idea liberale non è il rovesciamento dell’idea socialista, non è il regno dei ricchi e basta: è il luogo dove è la libertà a determinare la società e non viceversa”.
Eppure la tanto sbandierata rivoluzione liberale – mai avvenuta – ha sempre ceduto, consapevolmente, il passo alla tecnocrazia. Alla burocrazia e ai suoi mille volti, alle sue mille insidie. Etica burocratica contrapposta, in una lotta impari, all’etica della libertà.
“Negli ultimi anni l’Italia è cresciuta del 4 per cento, la Francia del 25, la Germania del 26, la Spagna del 27. Le conseguenze di questa decrescita, non felice ma maledetta? Gli imprenditori sono meno forti e i dipendenti infinitamente meno forti. Non hanno più potere contrattuale e non hanno soldi” scrive ancora Sansonetti. Non stupisce, dunque, che oggi siano gli standard di Consip ad avere potere di vita e di morte sui malati di coronavirus e sul personale sanitario che li assiste. Una guerra che, senza un’inversione di tendenza radicale, rischia di essere persa in partenza. Solo che stavolta la posta in palio è la sopravvivenza stessa di migliaia e migliaia di uomini e donne, che più che di Covid-19 rischiano di crepare di burocrazia.