Sì, no, forse. Vediamo, potrebbe essere. Giuseppe Conte è tornato a parlare e ad esprimere concetti che non dicono nulla, ma fanno capire che, alla fine di un ridicolo tira e molla, Cinque Stelle e Pd si ricongiungeranno.
“Un monocolore diventa un po’ improbabile, quindi un quadro, una prospettiva per un domani di dover lavorare con altre forze politiche, come il Pd, ci può stare. Però dico al Pd e ai nostri elettori: le delusioni maturate ci rendono ancora più prudenti e intransigenti”. Eccolo qua, il leader del Movimento 5 stelle, ospite a Mezz’ora in più,apre ad una possibile ricongiunzione con il Pd. Ma gli accordi potrebbero essere difficili e da entrambe le parti si ravvisa estrema cautela, tanto che, nella stessa trasmissione, il capo di partito si è detto spaesato dalla linea di continuità sull’agenda Draghi da parte del Partito democratico, fino ad accusare i dem di una politica in alcuni punti addrittura contraddittoria, come nel caso del termovalorizzatore romano – o “inceneritore”, nelle parole di Conte.
Ma l’apertura era concreta, anche se sembra sia sfumata poco dopo che il leader pentastellato è uscito dall’ufficio televisivo, scrive il Foglio. “Nelle condizioni attuali con i vertici nazionali del Pd folgorati dell’agenda Draghi non potremmo nemmeno sederci al tavolo” ha dichiarato su Twitter, e ancora: “Mi spiace deludere qualche titolista, ma credo che il mio pensiero sia stato forzato e travisato. Oggi ho dichiarato che mi auguro di governare da solo, ma che so anche quanto sia improbabile poter avere un governo con una sola forza politica”. Le divergenze e le “delusioni” sarebbero troppe per iniziare una trattativa (“Mi sembra evidente peraltro che il Pd abbia preso un’altra strada rispetto alla nostra”). Almeno pre-elettorale. Anche se, in sottofondo, resta un’altra ipotesi di riavvicinamento, quella di dieci giorni fa, quando l’influentissimo dem Goffredo Bettini aveva accennato ad un’alleanza post-elettorale proprio con il partito di Conte.