Le parole del Cavaliere segnano, inevitabilmente, la sua fine politica: Silvio Berlusconi non viene più considerato un interlocutore valido e i Popolari europei, da ieri, parleranno solo con Antonio Tajani. “Silvio si deve ritirare”, si mormora ormai neanche a voce troppo bassa da più parti.
Va detto che l’espulsione dei forzisti non è comunque in discussione: i vertici del Ppe non vogliono fare a meno dell’unica formazione politica italiana che aderisce al gruppo dei popolari. Ma vogliono archiviare la stagione berlusconiana, aprendo la strada all’alleanza con Fratelli d’Italia. “Noi – dice Manfred Weber, presidente dei popolari europei – supporteremo qualsiasi governo che abbia un chiaro approccio a favore dell’Ue, a favore dell’Ucraina e a favore dello Stato di diritto. Sono felice che Antonio Tajani sia qui, lui è la garanzia dell’atlantismo di Forza Italia”.
Del resto proprio Tajani si è precipitato a Bruxelles per disinnescare la mina, spiegando che le parole berlusconiane non rappresentano la linea del partito. E che per Forza Italia parlano gli atti concreti: ossia i voti in Parlamento. Per ora ai popolari basta. Anche perché il Ppe non può rinunciare ad una presenza in Italia: l’unico grande Paese europeo in cui da domani al governo saranno presenti i loro rappresentanti, Ma soprattutto stanno preparando la fase post-berlusconiana. In sostanza i vertici del Ppe sanno che la stagione del Cavaliere è finita e vogliono lavorare ad un “nuovo centro” in Italia. Appoggiandosi in primo luogo su Tajani.
Ma il caso non si può considerare chiuso. “I suoi legami con la Russia – ammette l’ex presidente popolare, il polacco Tusk – rappresentano un problema non solo per l’Italia, ma anche per l’intera famiglia del partito”. Il punto è che il potenziale slittamento del nostro Paese verso la Russia sta diventando uno spauracchio. In Europa e negli Stati Uniti. Il primo a esserne consapevole è il presidente del consiglio uscente, Mario Draghi. Che in occasione del suo ultimo summit europeo ha voluto deliberatamente far arrivare un messaggio su questo punto: “L’appartenenza all’Unione Europea e alla Nato sono capisaldi della nostra politica
estera – ha ripetuto -. Il mercato unico, l’Unione monetaria, l’Alleanza atlantica sono il modo migliore per rafforzare il nostro peso nel mondo, far crescere la nostra economia in modo sostenibile, garantire la nostra sicurezza. Condividiamo in pieno i valori europei e transatlantici e vogliamo continuare a tutelarli e rafforzarli”. Non solo: Draghi ha proseguito sottolineando che l’Italia condivide “in pieno i valori europei e transatlantici e vogliamo continua re a tutelarli e rafforzarli. Penso alla salvaguardia dei diritti sociali e civili, in particolare delle minoranze, alla difesa della sovranità democratica degli Stati, alla ricerca del negoziato e della pace come strumento di risoluzione dei conflitti. Questi principi sono ancora più importanti
nell’affrontare le crisi che attraversiamo: dalla guerra in Ucraina all’emergenza energetica”. A buon intenditor poche parole.