“Dalli alla casta! Abbasso l’establishment! Addosso all’élite! Ma sempre e rigorosamente altrui. E, invece, esiste pure un «neopopulismo castale». Quello savonaroliano nei pensieri e nelle parole, ma più “pastasciuttaro” e «forchettone» – per riesumare un epiteto d’antan – nelle opere (e nelle omissioni)”. Così il politologo Massimiliano Panarari sulla Stampa.
Nel panorama politico italiano, in cui il populismo è sempre stato un fenomeno presente e rilevante, emerge una forma particolare e alquanto contraddittoria: il neopopulismo castale. Perché il populismo di facciata nasconde una realtà in cui i politici populisti finiscono per godere dei privilegi che tanto condannano.
Secondo Panarari, il neopopulismo castale si presenta come una versione moderna del populismo, ma con uno sguardo più attento alle convenienze personali che ai principi ideologici. Mentre i politici populisti lanciano anatemi contro l’élite politica e gli establishment, spesso si ritrovano ad approfittare dei benefit offerti dalla politica stessa. “Il populismo è (sempre) a corrente alternata: lancia anatemi contro gli establishment ‘crapuloni’ ma, una volta entrati nelle stanze dei bottoni, parecchi dei suoi esponenti si ritrovano folgorati sulla via dei benefit della politica, e allora «quanno ce vo, ce vo!» (l’aumento o il vitalizio). E da lì a diventare una neocasta, appunto, è un attimo” afferma Panarari.
L’esempio ci arriva in soccorso proprio in questi giorni in cui l’ufficio di presidenza della Camera ha votato a maggioranza l’aumento dell’indennità per i capigruppo. Sorprendentemente, questa operazione ha visto la convergenza di tutti i partiti neopopulisti, senza distinzione tra maggioranza e opposizione, con l’astensione del Partito Democratico, dell’Alleanza Verdi-Sinistra e di Italia viva. Dunque il M5S ha fatto fronte comune con il destra-centro nell’approvare l’aumento dell’indennità per i capigruppo, mettendo in evidenza le ambiguità e le contraddizioni del movimento populista. Nonostante le promesse di differenziarsi dagli altri progressisti, Giuseppe Conte e il M5S hanno dimostrato di adattarsi alle circostanze politiche del momento, utilizzando la tattica delle geometrie variabili. Questo episodio evidenzia la tendenza dei politici neopopulisti a formare alleanze strategiche e a mettere da parte le differenze ideologiche quando si tratta di ottenere vantaggi personali.
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Il populismo castale non va confuso però con una forma alternativa di qualunquismo, ma piuttosto un’osservazione della realtà politica del Paese. I populisti di ogni colore spesso si rifiutano di fare i conti con la realtà quando i fatti non collimano con le loro narrazioni. È necessario riflettere attentamente sulle promesse dei politici populisti e valutarle in base ai fatti concreti. Solo attraverso un’analisi critica e approfondita dei fatti possiamo sperare di evitare il pericoloso inganno del neopopulismo castale.
Bisogna quindi riflettere attentamente sulle promesse dei politici populisti e a valutarle in base ai fatti concreti. Solo attraverso un’analisi critica e approfondita dei comportamenti e delle azioni dei politici, è possibile evitare questo pericoloso inganno.
Le parole di Panarari ci invitano a guardare oltre le retoriche populiste e a porre l’attenzione sui fatti e sui risultati reali. Solo così si potrà evitare che il neopopulismo castale si trasformi in una nuova forma di privilegio e di neocasta, mantenendo viva la speranza di una politica più trasparente e orientata al bene comune.