Ormai la sinistra è in preda alla sindrome di Stoccolma, ostaggio innamorato del populismo grillino che non si rassegna a perdere le cure e l’amore del carnefice a cinque stelle.
Pur professandosi più draghiani di Draghi, il PD non rinuncia a corteggiare il Movimento, esponente per esponente, nella speranza di farli tornare a bordo.
“Salga a bordo, cazzo!” Diceva il Capitan De Falco al vigliacco Schettino in fuga, e così Enrico Letta si rivolge a Conte e ai grillini, ovviamente senza la parolaccia perchè troppa determinazione non è tipica del leader del PD. Quindi l’appello finisce per suonare come un patetico tentativo di far ragionare la “bestia impazzita”.
E la bestia è impazzita davvero non solo perchè ha scatenato una crisi di governo del tutto incomprensibile e motivata solo ed esclusivamente dalla voglia di vendetta di Giuseppe Conte, disarcionato da Draghi solo 17 mesi fa (All’avvocato del popolo non è andata proprio giù, e come i coniugi traditi ha meditato vendetta per tutto questo tempo salvo poi scatenare l’inferno nell’ infuocata estate del Papeete 2); ma è impazzita pure perchè al suo interno il Movimento è spaccato in mille rivoli tra chi vuole la rottura definitiva e chi invece vuol rimanere attaccato al sacro scranno. Insomma responsablità contro idealismo (siamo ironici eh!).
Fra i primi menzione particolare merita la Taverna, vice presidente del Senato, cla quale, riferendosi a Draghi, sulla stampa dichiara con mirabile aplomb istituzionale: “Lo sfonnamo di brutto”. Che stile!!
Fra i secondi, invece i ministri pentastellati. Che ovviamente stanno bene dove stanno tanto da sfiduciare se stessi senza sentire il dovere di dimettersi. Coerenza, questa sconosciuta.
Insomma un circo Barnum da reparto psichiatrico cui la sinistra italiana continua a star dietro con una discreta propensione per l’accanimento terapeutico. Quello che sfugge è che tale atteggiamento la rende corresponsabile del disastro scatenato.
Eppure, di fronte a cotanta follia che sembra aver colto la classe dirigente di questo paese, la strategia del PD potrebbe pure essere foriera di un qualche risultato, visto che se di certo non tutti i grillini saliranno a bordo (anzi, altri si stanno già imbarcando nella scialuppa Di Maio), di sicuro si produrrà una ulteriore spaccatura del Movimento Cinque Stelle che ne indebolirà l’azione nel prossimo futuro. Divide et impera!
Però, anche il PD non è tranquillo e la linea di Letta non soddisfa tutti i dirigenti democratici a partire dal vicesegretario e ministro della cultura Dario Franceschini che ne ha abbastanza di Conte e dei suoi.
Orlando, invece, è quello maggiormente sensibile allo charme del leader in pochette, visto che in un governo senza di lui, il ministro del lavoro, proprio non ci vuole stare.
Un caleidoscopio di posizioni, quindi, anche nella sinistra italiana che dimostra di essere sufficientemente multipolare tanto quanto il Movimento Cinque Stelle, anche se con esiti meno psicopatologici.
Però attenzione, perchè questo non è un gioco e non si può nicchiare ancora per tanto tempo. Una decisione dovrà esserse presa anche da parte di Letta e del PD e rimandare il problema non è più ammissibile. Se la situazione di polarizzerà ancora di più, bisognerà decidere da che parte stare.
O Con Draghi o con il Movimento Cinque Stelle!