Il partito democratico è allo sbando più totale e lo dimostra, semmai ce ne fosse bisogno, la partecipazione di alcuni dirigenti dem alla manifestazione pacifista (pro Putin) di Giuseppe Conte: in pratica il Pd procede a casaccio anche sull’unica cosa su cui si era comportato seriamente.
Il Partito democratico ci sarà, dunque, fatta salva l’avvertenza che si partecipa «a titolo personale»: ma se parteciperanno Enrico Letta e tutto il gruppo dirigente, che differenza c’è? Mah, dettagli.
Nella piattaforma, alla quale hanno aderito decine e decine di organizzazioni (il che lascia prevedere una partecipazione imponente), e sulla quale il cappello politico è stato messo dal furbo Giuseppe Conte, novello Gandhi italiano, non si parla infatti del punto dirimente, appunto quello del sostegno concreto ai partigiani che si difendono da mesi contro l’aggressore di Mosca. E non si può far finta che questa “dimenticanza” non faccia la differenza.
“Ma il documento del 5 novembre – spiega Mario Lavia su Linkiesta – non chiede il ritiro delle truppe russe come condizione per aprire una vera trattativa, non è insomma una marcia all’insegna dello slogan più giusto e più semplice – ‘Putin go home’ – e mancando questo il sostegno a favore di Kyjiv risulta sostanzialmente a chiacchiere”. Si può comprendere che il gruppo dirigente del Partito democratico, frastornato di più ogni giorno che passa, eviti persino di discutere al suo interno cosa sia giusto fare: quello che meno è giustificabile è che nessuno si alzi per chiedere dove si stia andando.
La posizione del Partito democratico, inevitabilmente, contrasta con quella di Carlo Calenda («Orrendo manifestare per la pace e non sostenere l’invio di armi a Kyjiv perché se voti contro questa misura e chiedi la pace stai chiedendo la resa») ed anche questo è un indizio sulla preferenza di Letta e i suoi per un’intesa con Conte e per il recupero di “mondi” di una certa sinistra.