Cos’altro poteva dire, se non “no, grazie”? Cos’altro ci si aspettava che rispondesse, Mario Draghi, alla precisa domanda su un suo bis a Palazzo Chigi, a una settimana dalle elezioni? E’ chiaro che allo stato attuale non si può pretendere dal premier in carica una sua disponibilità a guidare ancora l’Italia nella tempesta che ci attende nei prossimi mesi. E’ troppo presto per scoprire ancora la carta Draghi, era logico che interpellato su tale disponibilità oggi l’ex BCE avrebbe risposto così, con un “no, grazie”.
Ma anche il Capo dello Stato Sergio Mattarella, e ben prima del semestre bianco, aveva ribadito, e con anche maggiore fermezza di Draghi, il suo “no, grazie”, mostrandosi indisponibile ad un bis. Il presidente della Repubblica prese addirittura casa a Roma e a Palermo, convinto di un suo trasferimento dal Quirinale. E poi sappiamo tutti come è andata: a fronte dell’irresponsabilità della politica di trovare un nome condiviso per il suo successore, Mattarella ha risposto di nuovo, lui sì con grande senso di responsabilità, “presente”.
Cosa ci fa pensare che la politica irresponsabile e litigiosa che ha costretto Mattarella al bis e che ha fatto cadere il governo dell’italiano più apprezzato al mondo, ora sia in grado di gestire da sola il Paese in uno dei passaggi più difficili della sua storia? Draghi non è un imprudente, non poteva rispondere ora “sì, sono disponibile”. Ma è un uomo dello Stato, un uomo delle istituzioni, e sa che i presupposti per una guida salda dell’Italia non ci sono e probabilmente non ci saranno dopo le elezioni. Quando, se ci sarà bisogno di lui, come Mattarella non si tirerà indietro e, se servirà al suo Paese, risponderà anche lui ancora “presente”.