Per molti è un giallo da mille e una notte, per altri è tutto fin troppo chiaro. Il misterioso proprietario dello yacht Sheherazade da 700 milioni di dollari, ormeggiato a Marina di Carrara, non sarebbe d’altri che di Vladimir Putin. E mentre i media internazionali sono a caccia di dettagli e la Guardia di finanza italiana da giorni lavora nel massimo riserbo, Maria Pevchikh e Georgij Alburov, responsabili delle inchieste del team anti-corruzione legato all’oppositore in carcere Aleksej Navalnyj, mettono sul piatto tutta una serie di indizi che porterebbero diritti allo zar. Il più importante, quello che non lascerebbe adito a dubbi, è che i dodici russi che lavorano sull’imbarcazione sono tutti dipendenti dell’Fso, il servizio di protezione federale.
Intanto a Trieste è stato sequestrato anche il “tesoro” di Melnichenko: il «Sailing Yacht A», un gioiello da 530 milioni di euro, considerato come lo yacht a vela più grande del mondo. È lunga, lunghissima, la lista di ville e yacht congelati agli oligarchi russi in Italia. Si segnalano il «Lena», lo yacht di Gennady Timchenko e «Lady M», lo yacht di Alexei Mordashov. Ma anche Villa Lazzareschi, proprietà di Oleg Savchenko, situata vicino a Lucca, e villa Maureena a Porto Rafael in Sardegna appartenente a Petr Aven. Sempre lì, a Porto Cervo, è stato fermato anche lo yacht di Alisher Usmanov, magnate russo-uzbeko del gas. Beni dal valore inestimabile. Da qui una proposta per aiutare il popolo ucraino: perché non impiegare i soldi sequestrati agli oligarchi putiniani per finanziare e avviare la ricostruzione del Paese guidato da Zelensky?
«A Mariupol non c’è più niente, solo rovine. Immaginate la vostra Genova completamente bruciata, dove gli spari non smettono neppure un minuto; immaginate da Genova la fuga di persone che scappano in pullman per stare al sicuro», ha detto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, nel suo collegamento video al Parlamento italiano. Ed è proprio sulla scia di queste toccanti parole che l’idea di usare i soldi degli oligarchi per far rifiorire l’Ucraina, dopo l’invasione russa, deve farsi carne. La speranza è che l’iniziativa, audace quanto semplice, venga accolta presto.