“Una figura che ha profondamente segnato la storia e gli equilibri mondiali nell’ultimo scorcio del ventesimo secolo. Il debito nei suoi confronti è grande, soprattutto da parte degli europei”. A dirlo, forte e chiaro, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo sulla morte di Mikhail Sergeevič Gorbaciov. L’ultimo presidente sovietico, che si è spento a 91 anni dopo una lunga malattia. L’uomo che voleva cambiare l’Urss e che, invece, ha finito per cambiare il mondo, accompagnando la distensione con l’Occidente e la fine della guerra fredda.
La politica di ‘glasnost’ nei confronti dell’Occidente, sostenuta dai vertici Usa per frenare la corsa alle armi nucleari, ha fatto di lui una delle figure più influenti della fine del XX secolo. In patria, tuttavia, la sua mossa per decentralizzare l’economia sovietica, la cosiddetta ‘perestrojka’, fece precipitare un crollo economico che accelerò la dissoluzione dell’Urss. Questo, i suoi compatrioti non lo perdonarono mai, e in molti lo accusarono di tradimento. Persino oggi, giorno della morte, c’è chi lo sbeffeggia.
Uno su tutti che sta, giustamente (!), scatenando un putiferio in Italia, quello di Marco Rizzo. “Era dal 26 dicembre 1991 che avevo aspettato di stappare la migliore bottiglia che avevo”. Il segretario del partito comunista lo ha scritto su twitter e lasciamo che si commenti da solo. Perché il vero guaio è che l’eredità di Gorby (come era affettuosamente conosciuto in Occidente) si sta perdendo sempre più: con Putin, la Russia sta scivolando di nuovo verso il totalitarismo e la libertà di parola, introdotta proprio da Gorbaciov, sta diventando un vago ricordo. Il tutto con la complicità di personaggi, come Rizzo, che hanno il coraggio e la faccia tosta di cambiare i connotati della Storia (con la maiuscola, non è un caso).